Nel giorno in cui un sondaggio dell'istituto Piepoli - commissionato da Claudio Fava, candidato dei bersaniani e di Sinistra Italiana - dà per vincente il centrodestra di Nello Musumeci col 42%, con il candidato dei dem e degli Alfaniani fermo a un desolante 8%, sono ben quattro i consiglieri regionali che abbandonano il rettore di Palermo per tornare alla casa madre. Una perdita che stando ai numeri di cinque anni fa potrebbe valere anche cinquantamila voti
Quattro consiglieri regionali più l’ex presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana. È una perdita pesante quella registrata da Angelino Alfano e dai centristi dell’ex ministro Giampiero D’Alia. Una perdita che stando ai numeri di cinque anni fa potrebbe valere anche cinquantamila voti. In pratica per gli uomini del ministro degli Esteri in Sicilia sono momenti di allerta massima. Nel giorno in cui un sondaggio dell’istituto Piepoli – commissionato da Claudio Fava, candidato dei bersaniani e di Sinistra Italiana – dà per vincente il centrodestra di Nello Musumeci col 42%, con Fabrizio Micari fermo a un desolante 8%, sono ben quattro gli Alfaniani che abbandonano il rettore di Palermo per tornare alla casa madre.
In vista delle regionali del prossimo 5 novembre, infatti, in Sicilia i lavori sono ancora ampiamente in corso sul fronte della composizione delle liste. Subodorato un possibile flop dell’aspirante governatore, quindi, ecco che una pattuglia di consiglieri regionali ha abbandonato la barca del Pd e di Alfano per correre in soccorso del più probabile vincitore: cioè proprio lo stesso Nello Musumeci. Lasciano Alfano, dunque, Nino Germanà, 8.500 voti alle regionali del 2012, e Giovanni Lo Sciuto, titolare di 6.100 preferenze cinque anni fa. Li accompagna Orazio Ragusa (eletto con 4.400), che dice addio ai centristi di D’Alia, e Totò Lentini (5.300 preferenze), un passato nell’Udc prima di approdare a Sicilia Futura, la formazione creata dall’ex ministro Salvatore Cardinale. Vanno ad ingrossare le fila di Forza Italia, percorrendo lo stesso tragitto compiuto da Pietro Alongi (eletto nel 2012 con 5.300 voti) qualche giorno fa.
L’ufficializzazione del passaggio, dopo giorni di rumors, è arrivata oggi durante una conferenza stampa all’Assemblea regionale siciliana alla presenza del leader degli azzurri in Sicilia, Gianfranco Miccichè. “Come era nelle cose le persone che ragionano si sono distaccate e una parte, per me la migliore, è approdata in Forza Italia. Mi dispiace per Ap che oggi senza diversi deputati uscenti si trova in difficoltà, ma sono felice di accogliere questi amici”, gongola il viceré siciliano di Silvio Berlusconi.
La defezione peggiore per gli Alfaniani, però, potrebbe essere quella di un ex consigliere regionale: Francesco Cascio, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana, decaduto a causa della legge Severino dopo la condanna a 2 anni e 8 mesi di carcere. Cascio, acchiappavoti capace di ottenere più 12mila preferenze nel 2012 che si è dimesso da coordinatore regionale degli alfaniani. “Troppe cose mi separano da Ap – aveva detto – Con Alfano mantengo uno splendido rapporto ma non ho condiviso in alcun modo le ultime scelte: né l’alleanza con il Pd né il sostegno a Micari”. Un’intesa non condivisa neppure da Germanà. “Sono stato in questi mesi uno dei pontieri – racconta -, ho cercato di riportare nel centrodestra un pezzo importante. Per me è un ritorno a casa. Cinque anni fa ero candidato con Musumeci e quando c’è stata la scissione io ho scelto di aderire al Ncd, che negli anni ha cambiato la sua ragione sociale, diventando una stampella del centrosinistra”.
Un vero autogol per il Pd che ha passato l’estate a corteggiare Alfano, titolare di un discreto numero di voti in Sicilia. Dopo aver ottenuto l’appoggio del ministro degli Esteri e aver ufficializzato la candidatura di Micari, dunque, i dem hanno dovuto fare i conti con la defezione dei bersaniani di Mdp e di Sinistra Italiana, assolutamente contrari all’alleanza con Alfano. E adesso, ecco che proprio gli Alfaniani considerati più solidi in termini di preferenze hanno deciso di voltare le spalle al Pd e a Micari. Che si dovranno accontentare di Alfano ma senza i suoi fedelissimi signori delle preferenze.Gli uomini d’oro che per un’estate hanno tenuto banco nel calciomercato della campagna elettorale siciliana.