Il nipote in carcere si ‘pente’, firma verbali accusatori ed autoaccusatori, si ricorda di una vecchia pen drive sopravvissuta alle perquisizioni che custodirebbe la contabilità di mazzette, e inguaia ulteriormente lo zio, anche lui in carcere. Finora Sommese jr ha riempito almeno altri sei verbali
Il nipote in carcere si ‘pente’, firma verbali accusatori ed autoaccusatori, si ricorda di una vecchia pen drive sopravvissuta alle perquisizioni che custodirebbe la contabilità di mazzette, e inguaia ulteriormente lo zio, anche lui in carcere. Sembra una storia di camorra ma è una storia di politica. Anche se la parola ‘politica’ è offesa dall’essere associata alla ricerca di voti e di finanziamenti elettorali attraverso l’erogazione clientelare di incarichi e appalti pubblici. Il 15 settembre si è svolto l’incidente probatorio di Antonello Sommese, nipote ed ex segretario tuttofare di Pasquale Sommese (nella foto), ex assessore regionale campano di centrodestra ai Beni Culturali e al Turismo. Sommese è un potentissimo uomo politico del nolano recordman di preferenze (circa 33.000 nel 2005 con la Margherita), ex vicesegretario del Pd di Napoli, poi passato con Caldoro quando fu chiaro che il centrosinistra erede di Bassolino sarebbe stato spazzato via.
Quella squadernata davanti ai magistrati è anche la storia di una lite in famiglia. Incastonata nell’inchiesta ‘Appaltopoli’, 69 misure cautelari a marzo (la metà abbattute al Riesame). C’è chi l’ha chiamata ‘The Queen’, da Guglielmo La Regina, ingegnere al centro di un sistema che vedeva passare le gare più succose attraverso il suo studio di progettazione. A leggere le dichiarazioni di Antonello Sommese, c’era un altro sistema: quello orchestrato dallo zio.
Il pentimento di Sommese jr viene raccolto il 22 giugno dai pm della Dda di Napoli Maurizio Giordano e Gloria Sanseverino. Tra le motivazioni, la delusione di un nipote scaricato dallo zio con un’intervista al Mattino il giorno dopo le prime perquisizioni che svelarono le indagini: “Prese le distanze”. Il quarantenne si consegna agli inquirenti: “Ho capito di aver commesso degli errori, ho avuto problemi familiari”. E va all’attacco dello zio, partendo dall’inizio: “Mi propose di far parte della sua segreteria politica, con il compito di fare da “filtro” sui territori. In sostanza io avevo rapporti con il pubblico (ossia con chi voleva parlare con mio zio, il più delle volte dei “piaceri” o delle “raccomandazioni”) e con la pubblica amministrazione”. Nel 2013 il grande salto, zio Pasquale acquisisce pure la delega ai Beni Culturali: “Molto ambita dal punto di vista politico perché il titolare del dicastero aveva un sostanzioso portafoglio, ammontante a circa 60 milioni di euro in due anni”. Il piatto è ricco: “Il mio ruolo, da allora, è cambiato, nel senso che da questo momento (ossia dal mese di ottobre del 2013) il rapporto con la pubblica amministrazione cambia: i Sindaci in sostanza si recavano in assessorato non più per le singole vicende politiche spicciole, bensì per caldeggiare dei finanziamenti nei territori da loro amministrati. in quel periodo, Pasquale Sommese apparteneva all’Udc e dunque aveva i suoi referenti politici in ogni provincia: ad esempio, a Caserta c’era Consoli (…) ad Avellino c’era Ciriaco De Mita”. Col quale per la verità i rapporti non sono più buoni come un tempo.
Sommese jr spiega uno dei suoi compiti: “Ricevere i referenti politici e di condurli da Pasquale Sommese che era solito riceverli in privato. Li riceveva per strada, senza portare con se il telefono per il timore di essere intercettato”. Ed ecco la politica in famiglia Sommese: “Mio zio mi disse che per prossime elezioni regionali del 2015 (si votò il 31 maggio 2015, ndr), dovevo impegnarmi ad eseguire le sue direttive nel reperimento di risorse economiche illecite che finanziassero la sua campagna elettorale”. Custode di mille segreti, Sommese jr spiega il senso di alcuni foglietti ritrovati durante la perquisizione: “C.to sta per Cerreto, i lavori alla torre civica di Cerreto Sannita. Affianco, il 15.000 sta per Antonio Bretto, aggiudicatario dei lavori: sono la seconda dazione di Bretto per la campagna elettorale di Sommese, che ha ricevuto anche altri 15.000 euro non so se utilizzati o meno in campagna elettorale”. Antonello precisa che la tangente fu di 50.000 euro complessive e 10.000 erano per lui. Poi ci sono “i 15.000 euro consegnati in contanti da La Regina nell’aprile-maggio 2015 al Centro Direzionale”. Sommese jr parla anche della gara di Alife: “Pasquale Sommese disse che doveva vincere per la parte impiantistica Giuseppe Cristiani, che in cambio si impegnò a procacciare voti a Brusciano e a sostenerne le spese della campagna elettorale”. Infine il colpo di scena della pen drive e la promessa di raccontare i dettagli di decine di altre gare. Finora Sommese jr ha riempito almeno altri sei verbali. Sono tutti sulla falsariga del primo. E la sua voglia di collaborare non è diminuita.