Non vale la pena neppure di parlarne: le primarie del M5s sono una tale buffonata che fanno solo sorridere. Il prescelto dal Garante e dal figlio del Fondatore è il burattino dei due e la foglia di fico di un sistema molto più pericoloso di quelli totalitari. Per un motivo: i dittatori almeno hanno il merito di presentarsi come tali. O ci si adegua o si va in montagna. Poi vi sono i truffatori, quelli che si nascondono pateticamente sotto formule come democrazia diretta o – vi ricordate? – democrazia popolare. La gente turlupinata persino ci crede e persino in due milioni partecipa al gioco col baro.
Purtroppo le farse hanno anche il demerito di attirare altre buffonate. Così le reazioni degli esponenti del Pd non sono da meno. Si sa che siamo in campagna elettorale, ma non si possono sparare scemenze come se i cittadini italiani fossero tutti beoti e senza alcuna memoria. Per esempio, commovente e masochistica è la critica del senatore Andrea Marcucci: «Le primarie del M5S organizzate come in Corea del Nord. Di Maio non avrà contro veri concorrenti. È una colossale presa in giro». Il cittadino non può non dargli ragione, ma poi si dà un colpo sulla fronte perché gli vengono in mente le primarie del Pd di pochissimi mesi fa e cerca di rammentare quali siano stati i “veri concorrenti” di Renzi, ma non ci riesce. Ugualmente depreca che le primarie grilline non abbiano alcuna forma di controllo e si svolgano esclusivamente nei meandri oscuri della tana Casaleggio, ma poi si pente di questa considerazione così severa perché gli viene in mente che c’è voluto un mese e mezzo per conoscere i risultati delle primarie dell’incoronazione renziana, prima si è solo saputo che avevano allegramente potuto votare anche i cinesi, i rom, i passanti acquistati lì per lì, i fascisti, i berlusconiani pronti a dare una mano, i giocherelloni che si sono divertiti a votare due, tre volte in seggi diversi…
Marcucci, il difensore della vera democrazia popolare, non rimane solo, si aggiunge subito un altro parlamentare pd Giacomo Portas: «Di Maio come Kim Jong-un». Ma non c’è bisogno di andare così lontano, basta fare un salto al Nazareno.