Permettere la regolarizzazione del denaro nascosto nelle cassette di sicurezza, obbligando chi si autodenuncia a investire una parte dei soldi in titoli di Stato? L'Ansa lunedì ha riferito che la misura è allo studio in vista della legge di Bilancio. Martedì le critiche di Bersani, secondo cui così si apre la strada a un "riciclaggio a modica spesa", e della Cgil. Il Tesoro informalmente nega, ma il ministro dei Trasporti apre
Una nuova sanatoria sul contante nella prossima legge di Bilancio? “Non se n’è discusso”, ma “se ci sarà la proposta la valuteremo”. Nonostante le critiche di opposizioni e sindacati e l’altolà di Pierluigi Bersani, che martedì ha parlato di “riciclaggio a modica spesa”, l’ipotesi di un intervento per far emergere il nero accumulato in denaro cash e nascosto al fisco è evidentemente ancora sul tavolo del governo. Il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, parlando a Radio Capital, si è infatti limitato a precisare che “se vi sarà la proposta il mio giudizio sarà condizionato dall’equilibrio con il fatto che ci sia comunque una sanzione, perché non può essere una sanatoria”, e dalla “possibilità di investimento con un percorso legale pur mantenendo sanzioni”.
L’idea, stando a quanto riferito lunedì sera dall’Ansa, è quella di fare pagare un forfait sul contante che si fa emergere con il vincolo di investirne una quota in titoli di Stato. Insomma: nell’anno in cui la Banca centrale europea si appresta a ridurre ulteriormente gli acquisti di bond dei paesi dell’Eurozona, il governo punterebbe a far venire in soccorso delle casse pubbliche chi nasconde nelle cassette di sicurezza una fortuna in moneta sonante. Lo scorso anno, sempre in vista della legge di Bilancio, era circolata un’ipotesi analoga (a eccezione dell’obbligo di comprare Btp) che ha scatenato mille polemiche, tanto che il governo Renzi è stato costretto a fare marcia indietro sul prelievo forfettario del 35%. Chi aderisce alla voluntary disclosure bis – la prima si era conclusa a dicembre 2015 – può dunque sanare anche il contante, ma pagando le normali aliquote sui soldi autodichiarati al fisco.
All’epoca il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, aveva quantificato in 150-200 miliardi la cifra complessiva detenuta dagli italiani in contanti (“sempre denaro di provenienza illecita”). Greco ha confermato la stima lunedì al convegno milanese sull’evasione fiscale cui ha partecipato anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. Che aveva spiegato: “Dobbiamo porci il problema di come aggredire il contante che è presente nelle case”. In serata l’indiscrezione raccolta dall’Ansa. Martedì però la proposta ha scatenato le critiche dell’ex segretario Pd Bersani, oggi in Mdp, che già l’anno scorso ha contribuito a far naufragare l’ipotesi del forfait battezzandolo “norma salva Corona“. “Non riesco a crederci, – ha detto l’ex segretario Pd – non immaginare che in Italia una misura del genere finirebbe per essere riciclaggio a modica spesa significa non avere nozione della realtà”. Al Senato, va ricordato, Mdp è decisiva nei numeri, e a breve Palazzo Madama sarà chiamato a votare la nota di aggiornamento del Def e poi la legge di Bilancio. La segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi ha rincarato sottolineando che “ogni nuovo condono è un danno per i contribuenti onesti e un premio per quelli disonesti, un incentivo alla futura evasione fiscale” e “una deroga al principio di legalità”. Per questo “è necessario fermare l’ipotesi di condono del contante”.
Mercoledì Repubblica scrive “ambienti del Tesoro escludono qualsiasi embrione di intervento” sulla materia, ricordando che l’anno scorso “il Quirinale e lo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan bloccarono l’intero dossier”. Ma le parole di Delrio fanno pensare che il dossier sia tutt’altro che chiuso. Va anche considerato che il governo è a caccia di risorse per la manovra e i termini per aderire alla voluntary bis, da cui il governo si attendeva un incasso di almeno 1,6 miliardi, sono stati prorogati fino al 30 settembre perché non ha dato i risultati sperati. A meno di una settimana dal termine, fissato inizialmente al 31 luglio, le istanze pervenute erano state solo 7.500, il 28% per cento di quelle previste.