Un concorso “cucito addosso” per diventare primario in cambio di un gruzzolo di voti per il Pd alle Regionali in Toscana. E’ l’ipotesi investigativa che ha dato il via all’inchiesta della Procura di Pisa nella quale risulta indagato il capo di gabinetto del presidente Enrico Rossi, Ledo Gori, 62 anni, di Pontedera, braccio destro del governatore da quasi trent’anni. I magistrati procedono per corruzione. Insieme a Gori sono indagati lo psichiatra Alfredo Sbrana e il direttore sanitario dell’Asl Toscana Nord Ovest, Mauro Maccari. La notizia è stata pubblicata dal Tirreno. L’indagine è condotta dalla guardia di finanza e coordinata dal sostituto procuratore Flavia Alemi. Rossi mette la mano sul fuoco sul suo collaboratore storico: “E’ indagato come può capitare – dice – Non ho dubbi, come tutti coloro che lo conoscono, sulla onestà e la correttezza di Ledo Gori”.
“L’indagine è in chiusura – spiega il procuratore capo di Pisa Alessandro Crini – e alla vicenda, così come è contestata, è completamente estraneo il presidente della Regione”. I fatti su cui si concentra il lavoro della magistratura risalgono al 2015, quando era in corso la campagna elettorale per le Regionali poi stravinte dal Partito Democratico in sostegno della riconferma di Rossi come presidente (prima che questi scegliesse la strada della scissione per andare a capo di Mdp). L’indagine – verosimilmente partita dalla denuncia di chi fu escluso alla fine del concorso da primario di psichiatria – si sviluppa anche e soprattutto su alcune intercettazioni telefoniche, come spiega il Tirreno. Nel quadro ipotetico Gori avrebbe il ruolo di “tessitore di rapporti” del Pd tra territorio e capoluogo, Maccari avrebbe preparato il bando, Sbrana avrebbe beneficiato dell’accordo. Tutto da dimostrare. Nelle telefonate intercettate si sente chiedere a un certo punto “per chi si deve votare“. Andrà capito il contesto e il tono di quelle conversazioni e per questo i tre indagati sono stati già interrogati, così come altre persone – soprattutto amministratori – finite nelle registrazioni della Finanza.
Ad attaccare Rossi, anche se non c’entra niente con l’indagine, è Forza Italia: “Se l’inchiesta dovesse confermare le accuse, allora si avrebbe la rappresentazione plastica di quanto abbiamo sempre denunciato quando parlavamo di una sanità toscana che serviva per produrre consenso attraverso pratiche clientelari, di una sanità qui più che altrove asservita a logiche politiche” dice il capogruppo in consiglio regionale Stefano Mugnai. Mugnai ha presentato un’interrogazione. “Il fatto di essere graniticamente garantisti – sottolinea -, non ci impedisce di pretendere dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi un chiarimento puntuale”.