Il 17 settembre scorso abbiamo festeggiato il quarto compleanno della prima Social street, quella di Via Fondazza a Bologna. A questo gruppo ed ai suoi princìpi (socialità, gratuità ed inclusività) si sono ispirate più di 470 Social street nel mondo in questi anni nei vari continenti.
Per celebrare questo traguardo insperato e non cercato perché, ricordiamolo, il nostro obiettivo è sempre stato favorire la socialità disinteressata fra i vicini di casa, abbiamo organizzato una festa di strada. Vorrei soffermarmi sul significato delle feste di strada per le Social street che non rappresentano l’obiettivo primario. Molte neonate Social street appena aprono il gruppo pensando che una delle prime cose da fare sia organizzare una festa di strada come siamo abituati a pensarla: chiusura strada, occupazione suolo pubblico, notte bianche con esercizi commerciali aperti, bancarelle, cibo a volontà… niente di tutto questo per le Social street. La festa di strada rappresenta un punto di arrivo come conseguenza naturale delle tante relazioni iniziate timidamente attraverso il gruppo Facebook. La festa diventa un’occasione per incontrare fisicamente chi ti ha aiutato a ritrovare il gatto che per sbaglio è entrato nel cortile del vicino, chi ti ha segnalato un appartamento in affitto che cercavi, chi ti ha dato dei semplici consigli per riparare il tuo amplificatore.
La parte più bella della festa della Social street di Via Fondazza è il processo. Quest’anno abbiamo lanciato l’idea nel gruppo Facebook di ritrovarsi in strada per fare un brindisi insieme. Quando i vicini hanno letto il posto hanno aggiunto commenti del tipo “potremmo organizzare una caccia al tesoro nella strada”, “potremmo venire a leggere delle poesie”, “io mi sono appena trasferito e suono la chitarra”. A questo entusiasmo “on line” si è aggiunto quello “off line”.
L’ex librario di Via Fondazza, studioso della strada, si è offerto di organizzare due visite guidate durante la giornata facendo scoprire ai vicini i personaggi illustri che hanno vissuto in Via Fondazza e le tante curiosità come scoprire che Anteo Zamboni, colui che tentò di assassinare Mussolini, abitava al civico 16 della strada. E poi passeggiato sotto i portici con Luigi Nardacchione, co founder Social street, intrattenersi con Annalisa, una nostra vicina che ha una scuola di tango che si offre spontaneamente di esibirsi nella piazzetta della nostra strada. Ed ancora Giovanni ed Elena che organizzano la caccia al tesoro per i bambini, Simone con la sua chitarra che inizia a suonare ed arriva David, il sassofonista americano che abita in Via Fondazza e si unisce a Simone e Laura (la vocalist) e poi a ruota, sentendo la musica provenire dalla strada, anche Antonio e poi Giovanni e Paolo… tutte persone che non si erano mai incontrate prima ma che la musica ha unito in una fantastica jam session. Arriva poi Matilde con il suo pianoforte ad allietare il pomeriggio mentre Angelo, il barbiere ultra novantenne di Via Fondazza racconta in dialetto bolognese gli aneddoti della strada. Questo è il reale obiettivo delle feste per una Social street. Non avere centinaia di persone e cibo a volontà, piuttosto favorire queste singole relazioni.
Alle 16 poi compare un tavolino sotto il portico, sono Marco e Claudio che hanno organizzato pane e Nutella per i bambini. Chiudono la serata i tangheri di Via Fondazza e dintorni ed un brindisi generale. Si è conclusa un’altra festa, io, Luigi e Marco mentre sistemiamo la piazzetta siamo contenti, stanchi ma contenti. Un altro anno è passato. Dopo aver ricevuto gli auguri da tante “sorelle” Social street, sono arrivati anche quelli del prof. Robert D. Putnam (Harvard University) . Adesso, il prossimo 27 settembre siamo stati invitati a presentare l’idea Social street all’Università di Johannesburg in Sudafrica.