L'ong e l’Institute for Agriculture and Trade Policy hanno pubblicano tre rapporti sulle conseguenze dell'accordo: "Verranno meno le restrizioni sulla carne agli ormoni e il Canada potrebbe chiederci risarcimenti per l'eventuale calo delle vendite di pasta fatta con il suo grano". L'Italia deve ancora ratificare il testo: è atteso in Senato il 26 settembre
Ambiente, benessere degli animali e sicurezza degli alimenti sotto attacco tra salmoni ogm e carni di animali clonati. Parte giovedì 21 settembre la fase di applicazione provvisoria del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement), accordo commerciale tra Unione europea e Canada. Per denunciare quali rischi questo trattato arrecherà agli standard europei Greenpeace e l’Institute for Agriculture and Trade Policy (Iatp) pubblicano tre briefing, evidenziando le principali preoccupazioni per il settore alimentare e l’agricoltura. Secondo l’organizzazione non governativa l’accordo Ue-Canada “mira a influenzare, con modalità senza precedenti, le politiche interne su entrambe le sponde dell’Atlantico”. L’obiettivo? Ridurre i costi e limitare le regole. “In particolare – spiega la ong – sono a rischio le politiche agricole e alimentari europee (presenti e future) che sono più rigide delle norme canadesi e che mirano a proteggere maggiormente la salute umana e animale rispetto al commercio”. Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura sostenibile e Progetti speciali di Greenpeace Italia, ricorda che “il Canada ha standard di sicurezza sul cibo più deboli e un settore agricolo molto più dipendente da sostanze chimiche e ogm rispetto all’Unione europea” e, a ilfattoquotidiano.it, spiega che “al contrario di altri Paesi europei come il Belgio o la Francia, l’Italia non sta facendo nulla per opporsi a questo percorso pur essendo tra quelli che hanno più da perdere”.
L’ACCORDO COMMERCIALE E LE REAZIONI IN EUROPA – L’applicazione provvisoria del Ceta implica che da oggi oltre il 90 per cento del trattato entra in vigore, nonostante manchi il via libera dei singoli Parlamenti nazionali e regionali degli stati membri dell’Ue. I singoli Stati Ue possono ancora decidere di non ratificare l’accordo che, in tal caso, sarebbe rigettato completamente in tutta l’Unione. Tra le misure in vigore già da oggi ci sono l’abbassamento dei dazi, l’aumento del volume di commerci e soprattutto l’avvio della cosiddetta ‘cooperazione normativa’ “che darà alle multinazionali – spiega Greenpeace – un corridoio di accesso privilegiato ai decisori politici”. Tramite il Ceta, il mercato europeo sarà ulteriormente integrato con l’industria della carne canadese e, quindi, indirettamente con quella statunitense. Le quote europee di importazione della carne di maiale e manzo aumenteranno, per esempio, di 12-14 volte rispetto ai livelli attuali “arrivando – calcola Greenpeace – nel giro di sei anni rispettivamente a quota 75mila e 45.850 tonnellate”. Come tutti gli accordi commerciali, poi, il Ceta ridurrà le tariffe per incrementare il commercio internazionale.
I Parlamenti di molti Paesi membri stanno discutendo sulle implicazioni del Ceta e il Belgio, lo scorso 6 settembre, ha ufficialmente richiesto alla Corte di Giustizia europea un parere in merito al sistema di risoluzione delle controversie per la protezione degli investimenti (Investment Court System, Ics) previsto dall’accordo. “Un sistema – denuncia Greenpeace – che permette alle aziende basate in Canada di sfidare direttamente le norme sulla sicurezza degli alimenti e i regolamenti agricoli dell’Ue e degli Stati, sulla base di presunte discriminazioni o perdita di possibili profitti e di ricevere per questo compensazioni”.
LA POSIZIONE DELL’ITALIA – “In Italia è partito tutto in sordina a luglio e, pochi giorni fa – spiega Federica Ferrario – abbiamo saputo che il 26 settembre potrebbe esserci il voto al Senato, senza che dell’argomento si sia opportunamente discusso. Mi chiedo quanti dei nostri parlamentari abbiano letto le 1.600 pagine di accordo con cui, ed è il problema più grande, si darà la possibilità di influenzare la capacità del nostro Paese di legiferare nel settore agroalimentare”. Un esempio concreto? “Se andasse a buon fine l’obiettivo dell’etichettatura di origine per il grano duro, che importiamo dal Canada in grandi quantità – spiega Ferrario – e la maggiore trasparenza sulla materia prima con cui viene fatta la pasta comportasse un calo delle vendite per il Paese esportatore di frumento, il Canada potrebbe anche chiedere un risarcimento all’Italia. Non è fantascienza che iniziative come questa potrebbero essere passibili di condanne e pesanti sanzioni”.
I RISCHI DEL CETA – Ma quali sono i rischi sulla sicurezza degli alimenti? Il Canada ha standard inferiori a quelli europei e un’economia agricola che dipende in modo più massiccio da additivi chimici e ogm. La cooperazione normativa prevista dal Ceta alimenta una corsa verso il basso. Tra le norme a rischio, infatti, ci sono le restrizioni sull’uso di organismi geneticamente modificati, di ormoni della crescita e di sostanze chimiche antimicrobiche per il ‘lavaggio’ della carne. È un fatto che il Canada e gli Stati Uniti hanno già attaccato il bando Ue contro l’uso degli ormoni della crescita, utilizzando le procedure di risoluzione delle dispute dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). “Il Ceta – sottolinea Greenpeace – fornisce nuove strade per sfidare il bando europeo alla ‘carne agli ormoni’, ma minaccia anche le regole sull’etichettatura del Paese d’origine dei prodotti per la carne e altri alimenti (Country of Origin Labelling)”, nonché “future restrizioni sulla clonazione degli animali e la loro tracciabilità nel sistema alimentare europeo”.
L’Ue, infatti, ha norme per l’etichettatura di origine di carni fresche, ma non di derivati del latte o carni lavorate. Il Parlamento europeo vorrebbe espandere l’ambito di queste etichettature nell’Unione europea per includere le carni lavorate “mentre l’industria nord americana della carne – ricorda Greenpeace – è riuscita a fare cancellare negli Stati Uniti norme simili a quelle europee, usando proprio meccanismi di risoluzione delle dispute del Wto”. Con l’entrata in vigore del Ceta le grandi corporation nord americane potranno denunciare a una corte arbitrale internazionale l’Ue e gli Stati membri per i tentativi di espandere le norme sull’etichettatura di origine dei prodotti.
DAL SALMONE OGM AGLI ANIMALI CLONATI – Problemi si prospettano sul fronte ogm. Nel 2016 le autorità canadesi hanno autorizzato il commercio del salmone ogm, il primo approvato per il consumo umano e circa 4,5 tonnellate di filetti sono state già vendute in Canada senza nessuna etichettatura. I canadesi, dunque, hanno mangiato salmone ogm senza saperlo. “Il Ceta potrebbe moltiplicare le esportazioni di salmone dal Canada all’Ue – avverte Greenpeace – abbassando le tariffe ed espandendone la quota di mercato”. La conseguenza? “Considerata l’assenza di un sistema di etichettatura e tracciabilità in Canada, potrebbe diventare davvero complicato evitare l’immissione di salmoni ogm sul mercato europeo dove, invece, non è autorizzato”. Non è tutto. La clonazione di animali da fattoria è praticata negli Stati Uniti, ma non è autorizzata in Canada e nell’Ue. L’assenza di una norma che obblighi all’etichettatura degli animali clonati negli Stati Uniti, combinata con il notevole commercio di animali vivi (bovini e suini) e altri prodotti animali tra Stati Uniti e Canada, rende altamente probabile la presenza di animali clonati nelle filiere della carne e degli allevamenti canadesi.