Nella piana di Gioia Tauro lo conoscono tutti come “lo zingaro”. In realtà, nonostante la giovane età, Gioacchino Bonarrigo (33 anni) è un esponente importante della cosca Bellocco.
Originario di Cinquefrondi, era latitante dal 2011 quando è evaso dagli arresti domiciliari dandosi alla macchia. Da un anno, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria (guidata dal procuratore Federico Cafiero De Raho) aveva emesso nei suoi confronti un mandato di arresto europeo per i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Il latitante si trovava in un centralissimo quartiere di Amsterdam dove utilizzava false generalità che gli consentivano di muoversi in vari Paesi della comunità europea. La cattura è avvenuta in strada dopo un giorno di pedinamenti da parte della polizia olandese e dei carabinieri del comando provinciale di Reggio. Adesso deve scontare 2 anni e 19 giorni per armi e ricettazione.
Uomo dei Bellocco, Gioacchino Bonarrigo era vicino al ramo di ‘ndrangheta legato alla famiglia Ascone. Figlio di Nicola e Adriana Ascone, infatti, il latitante è nipote del boss Antonio Ascone. Il giovane arrestato nei giorni scorsi in Olanda, infatti, era stato coinvolto nell’operazione “Ramazza” nell’ambito della quale è emerso il suo coinvolgimento in un traffico di sostanze stupefacenti che gli è costato una pena definitiva a sei anni di carcere.
Gioacchino Bonarrigo, inoltre, secondo gli inquirenti ha avuto un ruolo attivo in seno alla cosca anche durante il periodo più acuto di una faida con un clan avversario. Basta pensare che nell’agosto 2007, era stato trovato in possesso di due pistole per le quali è stato condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione.
“L’inserimento del Bonarrigo nel gruppo – scrivono i magistrati – è il frutto di un radicamento ben più risalente nel tempo del soggetto nell’ambito della criminalità rosarnese. Appartiene in sostanza al novero di quei soggetti già segnalati durante la minore età come protagonisti di gravi delitti con uso della violenza i quali per le loro capacità vengono cooptati dalla struttura mafiosa dei Bellocco ed impiegati secondo le esigenze del gruppo”.
Già nel 2002 Gioacchino Bonarrigo è stato “protagonista di una rapina in danno di cittadini extracomunitari per la quale veniva condannato dal Tribunale per i minorenni”.
Pochi mesi più tardi, venne sorpreso assieme a uno degli Ascone all’interno di un’auto rubata dove i carabinieri trovarono due calze di nylon di colore nero, tipico strumento utilizzato per travisare il volto in occasione delle rapine che rientrano a pieno titolo nel palmares del suo certificato penale. Non solo droga e rapine: secondo gli inquirenti Gioacchino Bonarrigo avrebbe avuto un ruolo anche nella gestione della latitanza di Vincenzo Ascone e nel settembre 2004, a soli 20 anni, è stato identificato assieme a numerosi esponenti della cosca Bellocco mentre si trovava a Polsi, in occasione dell’annuale festa della Madonna.