Non solo conti, polizze e diamanti. Tra le ricchezze non messe a bilancio dal Carroccio ci sono stipendi, compensi e gettoni d'oro nelle società pubbliche. Emblematico il caso del colosso dell'energia del Triveneto usato da anni come bancomat e poltronificio per i notabili locali del partito. Dove anche un ex assessore alla caccia con la terza media può finire sulla sedia di presidente di una controllata da 17 milioni di fatturato: i suoi 100mila euro di compenso li pagano in bolletta i trevigiani. La cuccagna del gas rischia però di finire per scontri di potere interni al partito. E finisce in Procura e alla Consob
Matteo Salvini è sul piede di guerra. Ai duri e puri di Pontida non va giù la storia del sequestro dei conti alle federazioni regionali, a poche settimane dal referendum in Lombardia e Veneto poi, una carognata. Vero è che – come dimostra quel recente passato tempestato di diamanti – la Lega è ricca anche quando sembra alla canna del gas. Di ricchezze che non mette a bilancio, come quelle che le arrivano indirettamente grazie alle società pubbliche che occupa e usa come bancomat e poltronifici. Eccelle nello sport il Veneto di Luca Zaia, dove il Carroccio può permettersi ancora notevoli lussi, come catapultare sulla poltrona di presidente di una società da 17 milioni di fatturato un ex assessore alla caccia con la terza media. Il suo compenso da 100mila euro finisce nella bolletta dei trevigiani. Succede all’ombra di Ascopiave, multiutility che nasce 65 anni fa per iniziativa di alcuni sindaci a Pieve di Soligo, nella marca Trevigiana. Oggi è un colosso energetico nazionale con 7.300 km di rete, un milione di clienti, 57 milioni di utile netto e 500 di ricavi. All’ombra del quale molti leghisti si sono fatti il nido. E dal cui fusto gemmano i gigli magici di turno. I suoi rami si estendono con 18 società, la maggiore è AscoPiave Spa, quotata dal 2006 con un flottante del 33% circa e il resto controllato da AscoHolding, la holding del gruppo, che a sua volta è controllata per il 90% circa dai Comuni della Provincia di Treviso (e per il 10% da un socio privato, Pavisgas). Ora, è facile capire che in una provincia dove su 95 comuni 55 sono in mano alla Lega Nord quali mani controllino le leve di questo gigante. Facciamo una mappa, due conti e diversi nomi.
Politici e fedelissimi con le chiavi della cassaforte
Dal 2011 e fino a pochi mesi fa, per due mandati, ha avuto come presidente Fulvio Zugno, un leghista doc, ex assessore al Bilancio a Treviso coi sindaci Gobbo e Gentilini. Di lui si ricorda la proposta, nel 2004, di uno sconto sulla tassa per i rifiuti valido solo per gli italiani, non per gli stranieri anche se regolarmente residenti sul territorio. Nel 2014 Zugno viene nominato anche ad e si porta a casa 80mila euro da presidente e altri 180 da amministratore del gruppo. Più incentivi e bonus. Lasciamolo lì per un momento. L’ex assessore al bilancio di Treviso infatti viene sostituito dall’ex assessore al bilancio del comune di San Vendemiano, che sta lì a 40 km. Nicola Cecconato è un fedelissimo di Zaia che il governatore si portò anche al Ministero dell’Agricoltura come consulente e recordman di incarichi. Ne aveva collezionati ben tredici: presidente dell’Istituto di Sviluppo agroalimentare, sindaco di Rai Trade e di Veneto Acque, supplente di Coniservizi, collegio sindacale di Ater Treviso e di Asco Tlc, revisore unico di Veneto Infrastrutture Servizi e dei Comuni di San Biagio di Callalta e di Paese, presidente del collegio dei revisori a Mogliano. Come non dare anche a lui 260mila euro l’anno? Nello stesso cda siede anche Dimitri Coin, nientemeno che il segretario stesso della Lega Nord Treviso che, dando le direttive ai sindaci che votano nella holding, quasi si autoelegge: per lui il compenso è di 50mila euro. Che non sono pochi visto il cv: niente laurea, ma un’esperienza nel settore agro-vivaistico dal 1990 e dal 1998 nel settore immobiliare. Vuoi non farne il consigliere di amministrazione di un gruppo da 500 milioni di ricavi?
La carica dei riciclati in Ascotrade
E passiamo alla controllata Ascotrade, società di fornitura di gas naturale ed energia, in cui si sono susseguiti leghisti da sempre. Il dominus oggi è Stefano Busolin, ex assessore Provinciale alla caccia e alla Pesca quando Zaia era ancora presidente della Provincia. I due sono grandi amici, tanto che Zaia lo ha voluto come capolista alle regionali della primavera 2015 dove non verrà eletto, ma ecco che sarà indicato come presidente del Cda dal 2009. Compenso? 80mila euro l’anno (nel primo mandato), più carta di credito aziendale, più auto aziendale (mica una Micra, ma una Audi A6), corsi d’inglese e manageriali a spese dell’azienda. Rinnovato nel 2014 per il secondo mandato, si è aumentato lo stipendio a 100mila euro. Ventimila in più l’anno che fanno circa 10mila euro al mese, una bella somma per un manager con la terza media. Ma Busolin, come detto, ha il merito di aver guidato la lista Zaia alle regionali. E’ evidente che tra i cento dipendenti della società non ci fosse candidato migliore al ruolo di un politico riciclato col più basso titolo di studio possibile. Prima di lui alla presidenza c’era Luca Baggio, sempre 80mila euro, altro leghista trevigiano che si è poi dimesso per diventare consigliere in Regione. E prima ancora Francesco Pietrobon, compaesano di Busolin e sindaco di Paese, dove questi era consigliere. Che almeno è laureato.
Un posto per la figlia del segretario della Liga
E siamo ad Assotlc, da cui sembra passata mezza lega di Treviso. E’ passato per il Cda l’ex presidente leghista della provincia di Treviso Leonardo Muraro, l’ex assessore a Treviso ed ex deputato Mauro Michielon (che contemporaneamente era anche nel cda di Poste) e Sonia Fregolent, sindaco leghista di Sernaglia della Battaglia e molto vicina al segretario regionale della Liga Toni da Re. Gianantonio è partito da un autolavaggio al km zero della statale Alemagna, nel cuore del Trevigiano: due dipendenti e 40 anni di lavoro. Inizia a fare politica nel 1997 come consigliere leghista, poi sindaco di Vittorio Veneto e poi consigliere regionale. Formalmente non ha mai ricoperto incarichi nelle varie società energetiche dominate dai leghisti. Ma ha trovato il modo di beneficiarne: la figlia, tu vedi il caso, è assunta proprio in Ascopiave, settore rete. “Nessun incarico o qualifica particolare, conosceva bene il russo”, dicono dalla società. E tanto basta. Poi c’è AscoHolding, che è la cassaforte dei Comuni e l’origine del potere leghista sulle società pubbliche. Il volto storico è Silvia Rizzotto, che siede dal 2006 al 2013 come consigliere, mentre è sindaco di Altivole (Tv) e che poi dal 2013 al 2016 diventa presidente del Cda con un compenso di soli 28mila euro. Accanto al suo spicca il volto di Giorgio Della Giustina, che succeduto come presidente la Rizzotto, che nel frattempo è stata eletta in regione.
Lega contro Lega: la faida interna per una poltrona
Che la società sia per la Lega una cosa di famiglia lo dimostrano le recenti faide interne. A fine marzo l’assemblea dei soci di Ascopiave, quindi Asco Holding e quindi la Lega, decide di non rinnovare Fulvio Zugno, per mettere al suo posto il citato Cecconato che è fidatissimo di Zaia e dominus locale della Lega. Il motivo ufficiale, o se si vuole il pretesto, è che Zugno aveva già due mandati consecutivi alle spalle. Peccato che sia Coin, cioè il segretario della Lega di Treviso, che Busolin, il presidente uscente di AscoTrade, siano nella stessa situazione, ma nei loro confronti sembra che il problema non esista. Pressioni, dichiarazioni finché il 21 aprile scoppia il finimondo quando Zugno, in qualità di presidente uscente di Ascopiave in risposta alla sua sostituzione si autonomina presidente di Ascotrade al posto di Busolin (già in carica da 8 anni) che invece sarebbe stato riconfermato dalla Lega. Apriti cielo, un blitz a tutti gli effetti reso possibile grazie al fatto che il presidente di Ascopiave nomina i Cda delle controllate, tra cui Ascotrade. Lega contro Lega. Zugno contro Busolin (e quindi Zaia).
La zuffa azzoppa il sindaco-sceriffo. E finisce in tribunale
Politici che usano un’azienda come fosse un giocattolo per farsi dispetti. In mezzo a questo delirio di poltrone ha la malaugurata idea di infilarsi l’ex sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, quello con le pistole in mano e delle intemerate contro immigrati e omosessuali che negli anni 90 divenne la personificazione del sindaco-sceriffo leghista. Un pezzo di storia del Carroccio. Che però alla veneranda età di 87 anni esce allo scoperto e accusa la Lega di essere diventata un poltronificio proprio per via delle nomine di cui sopra in Ascopiave. Risultato: il gruppo fedele a Zaia lo mette alla porta. “Non ci rappresenta più, è fuori dalla Lega”, si affrettano a dire i suoi detrattori. La zuffa tra leghisti a suon di carte bollate ed espulsioni deflagra il 24 luglio scorso quando Zugno, silurato dalla Lega in primavera ma autonominato presidente di Ascotrade dopo la cacciata da Ascopiave, accusa Nicola Cecconato (praticamente il suo capo) di non collaborare in qualità di presidente della società che controlla Ascotrade. In particolare di non fornirgli la documentazione riguardante presunte spese pazze del suo predecessore Busolin, comprese quelle incassate da Cecconato stesso come consulente di Ascotrade e poi subito cessate prima della nomina a presidente di quest’ultima. La storia finisce, si fa per dire, il 7 agosto scorso quando il “ribelle” Zugno viene rimosso dall’azionista capogruppo, cioè da Cecconato stesso, e al suo posto viene ristabilito Busolin. E Zugno per risposta deposita esposti in Tribunale e alla Consob. Da cui si attendono nuovi colpi di scena.