Quella di Greenpeace nei confronti di Volkswagen è stata una presa di posizione davvero forte: alcuni attivisti della nota organizzazione ambientalista hanno abbordato una nave carica di 1.200 auto proveniente dalla Germania e diretta al porto di Sheerness, nel sud dell’Inghilterra. Costringendola a non attraccare ma ad ancorare a largo della costa di Margate.
Altri membri di Greenpeace nel frattempo, dopo aver forzato le recinzioni, hanno cercato di immobilizzare i veicoli VW già depositati al porto (sottraendo le chiavi di avviamento) nell’ambito di una protesta contro il diesel: lo scopo era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’inquinamento generato dai motori endotermici alimentati a gasolio.
L’associazione ambientalista aveva “già colpito” qualche giorno fa al Salone di Francoforte, esponendo fuori dalla fiera automobilistica tedesca una sorta di lapide ai motori endotermici, raffigurante una vettura piantata col motore nell’asfalto a simboleggiare la fine dell’era del petrolio, come riportato sui cartelli di protesta.
Sulla nave in questione invece è stato esposto un cartello con su scritto “Ditch Diesel” accanto all’immagine di una giovane ragazza affetta da una malattia respiratoria. Ad onor del vero la casa madre ha specificato che la maggior parte delle auto presenti a bordo dell’imbarcazione erano alimentate a benzina.
“Le automobili diesel sono tossiche e siamo qui per bloccare le importazioni della VW anche per conto dei bambini, che sono i più esposti ai danni (che il diesel provoca, ndr) sulla salute”, ha detto Janet Barker, un’attivista di 38 anni.
La Gran Bretagna è pronta a mettere al bando le auto a gasolio entro il 2040 – si preparano a fare altrettanto Parigi, Atene o Città del Messico – per migliorare la qualità dell’aria. Ma per Greenpeace questa attesa pare essere ancora troppo lunga.