Trash-Chic

Io, San Gennaro, Gigino e Luigi. Blindata la festa multimediale del patrono

Il santo che tutto può non scioglie il gelo da iceberg fra De Magistris e De Luca. E Di Maio chinò la testa. Piccolo capolavoro di opportunismo polical/religioso

San Gennaro 2.0, venticinque milioni di fedeli sparsi in tutto il mondo dall’Australia all’America hanno seguito il bello della diretta del miracolo. Che fanno del patrono/martire di Napoli, il santo più mediatico al mondo. Quello con più followers, al confronto il rapper Fedez è un principiante. Io invece ero nella zona semi/vip del Duomo, per grazia ricevuta del portavoce del cardinale Sepe, Enzo Piscopo, e per intercessione del devoto avvocato Gennaro Famiglietti. Ho anche io i miei santi in paradiso e last minute mi mettono in lista.

Il Duomo è gremitissimo, cinquemila, mi dicono, quelli che non riescono a entrare rimangono sul sagrato, in mezzo alla strada, tra bancarelle di santini, busti, statuine, bandierine. Le pasticcerie del quartiere sfornano dolcetti e sfogliatelle farcite di crema a forma di mitra e i bar servono birra con l’etichetta con il volto del santo, detto anche faccia gialla. Perché il miracolo, una fiera di sacro e profano, è innanzitutto un business. Una festa religiosa popolare/folk che dura quattro giorni, cominciata con processione, fiaccolata, canti e preghiere propiziatorie. Si sposta sul lungomare per la prima edizione mangereccia del Bufal Festival e continua per un pubblico diciamo, più sofisticato con le passeggiate musicali nelle chiese barocche (Brahms, Wagner, Beethoven, Strauss…) del Festival della Spinacorona, detta veracemente anche fontana delle zizze.

Un venditore ambulante ripone la sua fiducia nel santo che tutto può: Tanto san gennà ce piensa lui a proteggere Napule. Mica ‘sti cosi…
E lancia uno sguardo di sufficienza alle barriere anti/sfondamento per la prima volta piazzate in via Duomo.

Già dalle ore 8 del mattino sacerdoti e monsignori sfoggiano sorrisi e paramenti tirati a lustro davanti alle telecamere straniere. Sembra di essere sul set de Il Giovane Papa. Ore 9.45 comincia la solenne messa. San Gennà non può aspettare. I fotoreporter sono abbarbicati pure alle colonne dell’altare laterale. Il cardinale fa la sua passerella transennata con lungo seguito di ecclesiastici e addetti alla sicurezza, in mano la preziosa reliquia con l’ampolla. Annunciazione, sventolio (liberatorio) del fazzoletto bianco e gran botto di fuochi d’artificio. Miracolo compiuto empresse empresse.

Il sangue è già sciolto. E con esso le ansie e le paure dei fedeli. Menomale, alla voce disgrazie Napoli non ha lasciato conti in sospeso. Non si scioglie invece il gelo da iceberg fra il sindaco De Magistris e il presidente De Luca, seduti vicini vicini in primissima fila sull’altare. Si guardano di sottecchi. A fine cerimonia De Luca scappa e e al cocktail blindato post-miracolo nella cappella di Donna Regina lascia la scena a Gigino fra un gozzovigliare di pizzette e panzarotti.

Fra le tante leggende legate al santo quella del principe Pupetto di Sirignano che si proclamava “devoto carnale” ed era per lui motivo di vanto quel segno sulla nuca che si arrossava nel giorno del miracolo e gli faceva proclamare d’ essere discendente del patrono. Un prodigio che avrebbe marchiato tutti i discendenti maschi della sua casata.

San Genna’ si putiss anticipa’ nu poch’ e pratic e chella grazia (per i non partenopei traduco: se potessi anticipare un poco le pratiche di quella grazia), parafrasando la mitica battuta di Massimo Troisi nella Smorfia, è così che i napoletani hanno interpretato il bacio (opportunisticamente mirato) alla reliquia di Luigi Di Maio, il grillino candidato premier. Per un’intera settimana fedeli, curiosi e clienti potranno fare come ha fatto Di Maio, chinare la testa e baciare la teca contenente il sangue. I più scaltri riusciranno, magari, a farsi un selfie. E prenotarsi per una grazia.

@januariapiromal