La notizia sta facendo il giro dei giornali, che ne danno conto senza commento, quasi si tratti di una cosa normale. Evviva, la prima sposa single d’Italia, che cosa simpatica, che idea intelligente, accaparriamoci le foto. Ma per fortuna la stessa notizia è anche tra le più commentate sul web, dove i commentatori sarcastici hanno un’occasione quasi unica per esercitarsi nella satira più estrema. E non potrebbe essere diversamente, anzitutto perché “sposa single” è un’espressione senza senso, un ossimoro vero e proprio come dire, fa notare qualcuno, “bistecca vegana”. Dal punto di vista lessicale, ti puoi sposare con il tuo fidanzato, con tuo fratello, con la tua amica del cuore, persino col tuo cane. Ti puoi sposare con una, due, tre, cento persone ma non con zero, cioè non con te stessa, visto che il matrimonio implica una relazione con qualche essere vivente, al di là del fatto che sia legale o no.
Invece lei, Laura Mesi, istruttrice di fitness quarantenne, ha deciso di organizzare un vero matrimonio, con tanto di fede, vestito nuziale, banchetto e torta, unicamente per se stessa. E non bisogna essere più di tanto moralisti, né tantomeno cattolici o religiosi, per dire che quelle foto in cui lei si taglia la torta da sola, si mette in posa da sola, brinda da sola sono di una tristezza assoluta, la celebrazione di una filosofia al tempo stesso di una assoluta banalità – “la cosa più importante è volersi bene” – ma anche pericolosa – l’individualismo più sfrenato, la centralità vuota del sé che si ripete all’infinito.
Per fortuna, visto che non abbiamo più una lira, per cui siamo costretti sempre di più a metterci insieme, a inventarci soluzioni “sociali”, condivise per poter soddisfare bisogni essenziali (vedi il cohousing, il coworking), questa storia, destinata presto a uscire dalla cronaca (con grande disperazione della protagonista) non dovrebbe scuoterci più di tanto. E però, a vedere tutti quelli che le stanno intorno – damigelle cui nessun bambino ha gridato a un certo punto che il re è nudo, parenti (poveraccia la madre, giuro che mi fa che pena), ma soprattutto i suoi oltre 5.000 seguaci su Facebook – viene da pensare che l’empatia e la relazione con l’altro non siano poi tornate di gran moda. O, meglio, che la comunità abbia di nuovo fatto ingresso nel nostro mondo atomizzato e relativista, ma in modo totalmente distorto. Non è più infatti la comunità di un tempo, quella che proteggeva ma dava anche, con i suoi rituali, senso, ma la “community” quella appunto dei social.
Non ho nulla contro i social, li uso e anzi credo che in qualche modo ci aiutino comunque a sentirci meno soli. Ma se andate a vedere la bacheca di Laura Mesi, e la scorrete per molti mesi, scoprirete da soli il senso di tutta questa operazione. Che è, appunto, un’operazione di puro marketing e insieme un’esibizione di narcisismo così radicale da far accapponare la pelle. La decisione di “autosposarsi” è stata presa da tempo. Da quello che si vede, è facile intuire che la scelta del matrimonio è stata basata non tanto sulla convinzione etica dell’importanza del non dipendere da nessuno, di fare tutto con le proprie forze, insomma da una riflessione sulla responsabilità individuale di qualche tipo. O magari, perché no, da qualche polemica contro il matrimonio “tradizionale”. Macché. Non c’è nulla di tutto questo. Il matrimonio è stato scelto proprio per il suo grado di esibizione e di spettacolarità: vestiti, capelli, bomboniere, fedi, persino viaggio di nozze rigorosamente sola. Tutte le tappe della cerimonia, a partire dalla prima decisione, sono documentate con foto, video, emoticon, gridolini, pupazzetti. Lo stesso matrimonio occupa qualcosa come un centinaio di post, perché tutti i dettagli, il cuoricino sopra la spalla, la bottiglia di spumante, la foto con le damigelle, persino un video con i suoi piedi la sera prima del matrimonio, deve essere esibito e condiviso con una community adorante, che non fa altro che applaudire e gridare alla sposa quanto è bella, intelligente, geniale e via dicendo.
Che la sposa sia in cerca di facile celebrità si capisce dal fatto che esulta ogni volta che qualche giornale racconta la sua storia, tanto che ovviamente ogni articolo viene condiviso con urletti di gioia. Quando arriva Tgcom, a quanto pare il suo preferito, Laura Mesi cade in un vero deliquio per la troppa felicità. E allora si intuisce benissimo che il senso del tutto è stato soprattutto uno: farsi conoscere, aumentare i follower, inventando appunto un evento il più possibile “visuale” per poi raccontarlo su Facebook. Onestamente però non si capisce perché in questa operazione abbia dovuto coinvolgere i poveri parenti e amici (ma nessuno che le abbia detto: sei folle? Fatti curare!), visto che poteva tranquillamente ottenere parecchi follower comprandoli con i soldi spesi (10.000) euro. Ma forse così non avrebbe ottenuto il racconto dei giornali, le comparsate tv. Insomma non avrebbe potuto mettersi in mostra come lei cercava, forse invidiosa delle celebrity su Instagram, e così celebrare se stessa: Io, Io, Io.
A quando il prossimo evento per i suoi seguaci? Perché, anche se ha annunciato di voler figli, di donne che hanno fatto un figlio da sola ce ne sono fin troppe. Le toccherà inventarsi qualcos’altro. Forse, chissà, potrebbe clonarsi. Sai poi quanti applausi, ed emoticon, riceverebbe sui social. E magari anche un passaggio a La vita in diretta. E, non mettiamo limiti alla Provvidenza, anche la chiamata per un reality di quart’ordine. Ma che importa, in fondo che altro volere dalla vita?
Foto tratte dal profilo Facebook
Elisabetta Ambrosi
Giornalista e scrittrice
Società
Sposarsi con se stessa, la cosa più stupida del mondo
La notizia sta facendo il giro dei giornali, che ne danno conto senza commento, quasi si tratti di una cosa normale. Evviva, la prima sposa single d’Italia, che cosa simpatica, che idea intelligente, accaparriamoci le foto. Ma per fortuna la stessa notizia è anche tra le più commentate sul web, dove i commentatori sarcastici hanno un’occasione quasi unica per esercitarsi nella satira più estrema. E non potrebbe essere diversamente, anzitutto perché “sposa single” è un’espressione senza senso, un ossimoro vero e proprio come dire, fa notare qualcuno, “bistecca vegana”. Dal punto di vista lessicale, ti puoi sposare con il tuo fidanzato, con tuo fratello, con la tua amica del cuore, persino col tuo cane. Ti puoi sposare con una, due, tre, cento persone ma non con zero, cioè non con te stessa, visto che il matrimonio implica una relazione con qualche essere vivente, al di là del fatto che sia legale o no.
Invece lei, Laura Mesi, istruttrice di fitness quarantenne, ha deciso di organizzare un vero matrimonio, con tanto di fede, vestito nuziale, banchetto e torta, unicamente per se stessa. E non bisogna essere più di tanto moralisti, né tantomeno cattolici o religiosi, per dire che quelle foto in cui lei si taglia la torta da sola, si mette in posa da sola, brinda da sola sono di una tristezza assoluta, la celebrazione di una filosofia al tempo stesso di una assoluta banalità – “la cosa più importante è volersi bene” – ma anche pericolosa – l’individualismo più sfrenato, la centralità vuota del sé che si ripete all’infinito.
Per fortuna, visto che non abbiamo più una lira, per cui siamo costretti sempre di più a metterci insieme, a inventarci soluzioni “sociali”, condivise per poter soddisfare bisogni essenziali (vedi il cohousing, il coworking), questa storia, destinata presto a uscire dalla cronaca (con grande disperazione della protagonista) non dovrebbe scuoterci più di tanto. E però, a vedere tutti quelli che le stanno intorno – damigelle cui nessun bambino ha gridato a un certo punto che il re è nudo, parenti (poveraccia la madre, giuro che mi fa che pena), ma soprattutto i suoi oltre 5.000 seguaci su Facebook – viene da pensare che l’empatia e la relazione con l’altro non siano poi tornate di gran moda. O, meglio, che la comunità abbia di nuovo fatto ingresso nel nostro mondo atomizzato e relativista, ma in modo totalmente distorto. Non è più infatti la comunità di un tempo, quella che proteggeva ma dava anche, con i suoi rituali, senso, ma la “community” quella appunto dei social.
Non ho nulla contro i social, li uso e anzi credo che in qualche modo ci aiutino comunque a sentirci meno soli. Ma se andate a vedere la bacheca di Laura Mesi, e la scorrete per molti mesi, scoprirete da soli il senso di tutta questa operazione. Che è, appunto, un’operazione di puro marketing e insieme un’esibizione di narcisismo così radicale da far accapponare la pelle. La decisione di “autosposarsi” è stata presa da tempo. Da quello che si vede, è facile intuire che la scelta del matrimonio è stata basata non tanto sulla convinzione etica dell’importanza del non dipendere da nessuno, di fare tutto con le proprie forze, insomma da una riflessione sulla responsabilità individuale di qualche tipo. O magari, perché no, da qualche polemica contro il matrimonio “tradizionale”. Macché. Non c’è nulla di tutto questo. Il matrimonio è stato scelto proprio per il suo grado di esibizione e di spettacolarità: vestiti, capelli, bomboniere, fedi, persino viaggio di nozze rigorosamente sola. Tutte le tappe della cerimonia, a partire dalla prima decisione, sono documentate con foto, video, emoticon, gridolini, pupazzetti. Lo stesso matrimonio occupa qualcosa come un centinaio di post, perché tutti i dettagli, il cuoricino sopra la spalla, la bottiglia di spumante, la foto con le damigelle, persino un video con i suoi piedi la sera prima del matrimonio, deve essere esibito e condiviso con una community adorante, che non fa altro che applaudire e gridare alla sposa quanto è bella, intelligente, geniale e via dicendo.
Che la sposa sia in cerca di facile celebrità si capisce dal fatto che esulta ogni volta che qualche giornale racconta la sua storia, tanto che ovviamente ogni articolo viene condiviso con urletti di gioia. Quando arriva Tgcom, a quanto pare il suo preferito, Laura Mesi cade in un vero deliquio per la troppa felicità. E allora si intuisce benissimo che il senso del tutto è stato soprattutto uno: farsi conoscere, aumentare i follower, inventando appunto un evento il più possibile “visuale” per poi raccontarlo su Facebook. Onestamente però non si capisce perché in questa operazione abbia dovuto coinvolgere i poveri parenti e amici (ma nessuno che le abbia detto: sei folle? Fatti curare!), visto che poteva tranquillamente ottenere parecchi follower comprandoli con i soldi spesi (10.000) euro. Ma forse così non avrebbe ottenuto il racconto dei giornali, le comparsate tv. Insomma non avrebbe potuto mettersi in mostra come lei cercava, forse invidiosa delle celebrity su Instagram, e così celebrare se stessa: Io, Io, Io.
A quando il prossimo evento per i suoi seguaci? Perché, anche se ha annunciato di voler figli, di donne che hanno fatto un figlio da sola ce ne sono fin troppe. Le toccherà inventarsi qualcos’altro. Forse, chissà, potrebbe clonarsi. Sai poi quanti applausi, ed emoticon, riceverebbe sui social. E magari anche un passaggio a La vita in diretta. E, non mettiamo limiti alla Provvidenza, anche la chiamata per un reality di quart’ordine. Ma che importa, in fondo che altro volere dalla vita?
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.