Minuto 00.56: un poliziotto in maniera autonoma decide di intervenire. Si vede che sposta deliberatamente una ragazza e poi colpisce con lo sfollagente il braccio di un 27enne che riporta una frattura dell’ulna destra e 35 giorni di prognosi. Dal video non si capisce cosa abbia provocato la reazione dell’agente, né se qualcuno gli abbia dato l’ordine di colpire proprio quel manifestante. A fine agosto la procura di Bologna ha richiesto l’archiviazione del procedimento aperto su quell’episodio. Per il procuratore capo Giuseppe Amato infatti “in quel contesto di resistenza complessiva l’uso dell’arma è stato assolutamente proporzionale”.
Il 28 giugno scorso a Bologna un gruppetto di ragazzi del centro sociale Làbas, viene a contatto con un gruppo di poliziotti. Oggetto della protesta, ripresa in un video, la presentazione di un fumetto su Sergio Ramelli, giovane militante del Fronte della gioventù ucciso a Milano nel 1975, alla presenza di diversi esponenti di destra. La strada di accesso al centro sociale viene bloccata da una camionetta e da un cordone di poliziotti con i quali alcuni studenti usciti fuori iniziano a discutere.
Accorrono altri attivisti in sostegno, le voci si fanno più grosse e volano alcune “manate” sugli scudi, c’è una prima carica ma solo di contenimento, la situazione non degenera. Quel mercoledì pomeriggio Làbas ospita il mercato biologico, un evento molto partecipato e solitamente pieno di famiglie e bambini ai quali però la camionetta impedisce di entrare. “Siete impazziti?” è la domanda che riecheggia nella strada, come si può sentire nel video.
Mentre i dirigenti – alla sinistra degli agenti in tenuta anti-sommosa – cercano di trovare una soluzione, un poliziotto in maniera autonoma decide di intervenire: a 00.56 si vede che sposta deliberatamente una ragazza e poi colpisce con lo sfollagente il braccio di un ventisettenne che riporta una frattura dell’ulna destra e 35 giorni di prognosi. Dal video non si capisce cosa abbia provocato la reazione dell’agente, né se qualcuno gli abbia dato l’ordine di colpire proprio quel manifestante. A fine agosto la procura di Bologna ha richiesto l’archiviazione del procedimento aperto su quella giornata. Per il procuratore capo Giuseppe Amato infatti “in quel contesto di resistenza complessiva l’uso dell’arma è stato assolutamente proporzionale”.
Simone Sabattini, avvocato del ferito, ha già fatto opposizione e punta sul video. “In questi anni a Bologna abbiamo celebrato dei processi per fatti simili, in contesti assai più complicati, per lesioni a manifestanti da parte di poliziotti. La Procura è stata in grado di distinguere le botte rifilate a causa della necessità di intervenire per contenere i manifestanti, da quelli che invece sono solo vili abusi e ha sostenuto l’accusa in giudizio vincendo in Tribunale. In questo caso la richiesta di archiviazione rappresenta un arretramento molto significativo nella tutela dell’incolumità dei manifestanti nella situazioni di piazza”.
Di diverso avviso Amato che ha firmato la richiesta di archiviazione nella quale si sottolinea che principio di “proporzione” sarebbe stato rispettato. “Se si perviene a ritenere legittimo l’uso delle armi e si riscontra il rispetto dell’essenziale requisito della proporzione, il rischio del verificarsi di un evento non voluto più grave (in questo caso la lamentata lesione) rispetto a quello perseguito dall’agente non può essere posto a carico dell’operante”. Un braccio rotto tutto sommato è un rischio che si può mettere in conto.
“Le immagini dimostrano che il mio assistito non aveva fatto nulla, quando è stato colpito non stava succedendo niente. Ha preso la mira spostando una persona davanti per colpire, appare del tutto evidente guardando il video ”. Video attraverso il quale l’agente in questione verrà anche identificato: il procedimento però, curiosamente, è rimasto contro ignoti. L’avvocato Sabattini ha presentato opposizione, ora dovrà pronunciarsi un giudice.