"L’operazione è per dimostrare che il presidente Usa ha molte opzioni militari per sconfiggere ogni minaccia", ha commentato il dipartimento alla difesa Usa. Pronta la replica nordcoreana: "Il presidente americano è in missione suicida. Siamo ad un passo dal completare le nostre capacità nucleari", ha sostenuto il ministro degli Esteri Ri Yong-ho intervenendo all'Assemblea generale delle Nazioni Unite
Gli Stati Uniti hanno inviato alcuni bombardieri B-1B Lancer scortati da caccia F-15C al confine orientale della Corea del Nord. A darne notizia è una portavoce del Pentagono, Dana White. “L’operazione è per dimostrare che il presidente Usa ha molte opzioni militari per sconfiggere ogni minaccia”, ha commentato il dipartimento alla difesa Usa, “gli Stati Uniti prendono seriamente i comportamenti sconsiderati della Corea del Nord”. Il Pentagono ha fatto sapere che il sorvolo è avvenuto sopra le acque internazionali.
L’ordine della Casa Bianca trova l’immediata replica della Nord Corea. “Le parole incoscienti e violente di uno chiamato presidente degli Stati Uniti hanno indignato il popolo nordcoreano e rendono il lancio di un missile sul territorio americano ancora più inevitabile“, è la minaccia lanciata dal ministro degli Esteri di Pyongyang, Ri Yong-ho, che è intervenuto all‘Assemblea generale delle Nazioni Unite.
“Siamo ad un passo dal completare le nostre capacità nucleari”, ha sostenuto l’esponente del regime nordcoreano. “Anche Trump – ha aggiunto -è in missione suicida. Se dovesse succedere qualcosa al nostro popolo le conseguenze saranno oltre ogni aspettativa. Non realizza quello che esce dalla sua bocca, ma noi ci assicureremo che avrà delle conseguenze che andranno molto oltre le sue parole”. Quindi Ri Yong-ho ha accusato il presidente americano di aver trasformato le Nazioni Unite in un “covo di gangster” dove “lo spargimento di sangue è all’ordine del giorno”. Poi il ministro nordcoreano ha specificato cheche Pyongyang “non ha intenzione di usare armi contro i Paesi che non si uniscono agli Usa”, puntando il dito invece sulla Corea del Sud e Giappone. e accusando l’Onu di “un fallimento legato a vecchie pratiche non democratiche nel Consiglio di sicurezza“.
L’azione degli Stati Uniti, e la replica del ministro nordcoreano, segue di poche ore lo scontro (per ora) verbale tra i leader dei due Paesi. L’ultima uscita arriva da Pyongyang, che ieri, 22 settembre, attraverso il ministro degli Esteri ha annunciato l’ipotesi di condurre un test della bomba all’idrogeno nell’oceano Pacifico. La minaccia ha rappresentato anche la prima volta che un leader nordcoreano ha diffuso sotto il suo nome una dichiarazione rivolta alla comunità internazionale. Tre giorni prima, all’Assemblea generale Onu del 19 settembre, Trump aveva detto che “se costretti, non ci sarà alternativa alla distruzione della Corea del Nord”. Kim Yong-un aveva replicato definendo il presidente Usa “un folle rimbambito” che “pagherà caro” per le sue minacce alla Corea del Nord. Il numero uno della Casa Bianca, dopo aver definito il dittatore di Pyongyang un “uomo razzo“, ha rincarato la dose chiamandolo “pazzo” e annunciando che “verrà messo alla prova coma mai prima”.