Fino a qualche mese fa impazzava il panico mediatico per l’inesistente epidemia di meningite (i cui casi nel 2016 sono in diminuzione rispetto al biennio precedente, ma siate omertosi: io non ho scritto nulla al riguardo), ma nessuno si preoccupa di un’altra grave patologia che col cervello ha a che fare: l’ignoranza.
Quest’ultima, benché dati certi non vi siano, causa indirettamente più morti della stessa meningite e veicola il ceppo dei pregiudizi; diviene pandemica nelle dittature ed è necessario monitorarla quando viene sfruttata dai politici per ottenere consenso (ogni riferimento a Salvini è puramente casuale).
Eppure la cura per questa terribile malattia è stata scoperta diversi secoli fa, ma ad oggi meno della metà degli italiani legge almeno un libro all’anno (dosaggio minimo) e solo una persona su dieci ne assume uno al mese (terapia consigliata): si necessita un cambio di rotta, perché insieme possiamo sconfiggerla! Per questo ho deciso di vaccinarmi contro l’ignoranza: possiedo già la mia bella francesina – Miss distrofia di Duchenne, l’acerrima nemica del girare pagina, non vorrei aggiungere anche questa…
Immagino ora siate curiosi di sapere dove voglio andare a parare. Semplicemente voglio togliere il velo a questo mistero: come fa il francesino a leggere? Se questa attività per il bipede attivo è semplice quanto bere un bicchier d’acqua, per il transalpino è complicata quanto bere appunto un bicchier d’acqua. La lettura “indipendente”, infatti, va a braccetto con le conquiste della francesina stessa: più quest’ultima progredisce, più l’altra diviene una montagna da scalare. E io, per non essere da meno, quando avevo facoltà di girare pagina con nonchalance puntavo alla duplice patologia – francesina più ignoranza – dopodiché mi resi conto di volermi accontentare solo della prima.
Questo però avvenne quando la transalpina faceva già del girare pagina una faticosa arte, per amor della quale il francesino è costretto ad aguzzare l’ingegno. Per raggiungere, infatti, il punto in cui la pagina consente all’umano di essere voltata, il francesino ancora “in forze” deve far uso del braccio destro nella sua funzione propria di braccio per allungarsi sulla pagina, mentre il sinistro svolge il ruolo di sostegno portante dell’altro braccio (diventa il suo “braccio destro”). L’indice e il fido pollice raggiungono così l’angolo della pagina, per poi affidare al braccio sinistro la delicata responsabilità di fare perno con il gomito e dirigere il destro nella direzione desiderata. Utilizzando la sua forza sovrumana (tutto è relativo) e con la stessa lentezza con cui il parlamento legifera, il francesino ha la meglio sulla pagina e si qualifica a quella successiva.
Dopodiché i progressi della francesina costringono il suo tesserato a fare dell’arte di girare pagina un esempio di pazienza certosina (un saluto agli amici frati). Kit necessario: una matita ben appuntita, tre dita e tonnellate di pazienza, per l’appunto. Procedimento: il transalpino non deve far altro che tenere la matita salda tra l’indice e il pollice, insinuarsi con la punta di essa tra una pagina e l’altra (controindicazioni: l’attività può indurre all’esaurimento nervoso). Utilizzare il pollice dell’altra mano per fare leva sulla parte superiore della matita e con la punta sollevare la pagina e finalmente riesce nella sua personale impresa. Un certo Archimede soleva dire “datemi una leva e vi solleverò il mondo”, il francesino – più umile – vi girerà soltanto la pagina.
Ora che la francesina ha avuto la meglio sull’attività incriminata, come fa il sottoscritto a leggere? Con un leggio gentilmente “prestato” dal sistema scolastico italico (il cui effetto domino spero non abbia portato alla situazione attuale) e con ben quattro mollette, il cui compito è tenere aperto il libro. Infine basterà pronunciare la parola segreta “pagina” e attendere qualche buonanima che materialmente la girerà. Tuttavia – e alla luce della vicenda di dj Fabo/Cappato – mi chiedo se questo per le leggi nostrane non si possa configurare con il reato di “istigazione alla lettura”?
Di sicuro qualche attento lettore mi inviterà ad acquistare un lettore e-book, che però avrebbe solo il merito di trasformare la parola segreta in “tasto”, poiché un tasto per girare anche la virtuale pagina è sempre da premere e l’aiutante rischia il reato di cui sopra. Tanto vale tenere il buon vecchio metodo, perché come potrei privare l’istigatore alla lettura del piacere di sentire la pagina al tatto?
tratta dalla rubrica Diverso da chi?