Rassegnatevi: viviamo in un mondo di finzione. Non parlo della fedeltà più o meno appurata del vostro partner, ma dell’universo di informazioni che ci avvolge e ci guida nelle nostre scelte, anche quelle più delicate. Il più delle volte inconsapevolmente.
La notizia per voi oggi è che le ‘fake news’ non esistono. Perché? Perché, molto semplicemente, non esiste la realtà. Esistiamo noi, naturalmente, unità percettive del mondo che ci circonda ma è questa l’unica cosa che, secondo ragione, possiamo definire realtà. Questa infatti è tale solo ed esclusivamente per noi che la percepiamo con i nostri sensi e la elaboriamo con il nostro cervello.
La tesi, suggestiva e supportata dai più recenti studi sulle neuroscienze, è bene esposta da Andrea Fontana nel suo libretto #iocredonellesirene, scritto proprio come un hashtag. Quella che scambiamo ogni giorno per realtà, è quella che Fontana chiama ‘conoscenza finzionale a struttura sospesa’, sintomo certo delle ultime conquiste tecnologiche e dei nuovi scenari sociali, ma da sempre residente nei nostri neuroni. Credere che esista una realtà al di fuori di noi è un atteggiamento mentale proprio di uomini del XIX secolo, ma non ha nulla a che vedere con l’attuale mescolanza di vero-finto che rappresenta lo stato effettivo delle nostre conoscenze oggi.
Vi sembra inverosimile?
Prendiamo la mappa della metropolitana di Londra. E’ realtà? No. Rappresenta l’effettivo dipanarsi delle varie linee della metropolitana? No. E’ una copia fedele del territorio di Londra? No. Eppure grazie a quella mappa così finzionale e simbolica riusciamo a spostarci per Londra con sicurezza, senza perderci. Ecco una fake news assolutamente vera.
Siete tornati dalle vacanze e le state raccontando agli amici? Oppure dovete pensare a cosa dovrete fare l’indomani? Non state facendo altro che creare una controfattualità, qualcosa che non esiste più o non esiste ancora, ma che per voi è ancora o è già realtà.
Come è possibile? Il fatto è che il nostro cervello è strutturato evolutivamente per generare continue e assolute fake news che ci aiutano a sopravvivere.
Ma c’è di più. In #iocredonellesirene Fontana fornisce dati scientifici: il cervello umano, grazie all’invenzione di finzioni, produce ossitocina, il cosiddetto ormone della felicità (pensate alle favole della buona notte di una volta). Il meccanismo che rende tanto appetibili le fake news è proprio questo. Non c’è vero o falso, ma solo uno stimolo appagante. La sua forza non è nel dimostrare che qualcuno ha complottato – per esempio – l’11 settembre, ma nel mostrare a noi stessi che quella cosa impossibile sarebbe possibile.
Il fatto che notizie assurde possano apparirci plausibili dipende poi da quello che gli psicologi chiamano ‘blending emozionale’.
E’ sempre il cervello ad operare a nostra insaputa, mescolando incessantemente ricordi, sensazioni, emozioni, significati di tutto ciò che percepiamo attraverso i nostri sensi. Il risultato è la nostra esclusiva ‘realtà emozionale’.
Cosa volete aspettarvi dunque quando navigate su multiformi canali e piattaforme tecnologiche che con i loro stimoli attivano in voi i più svariati ricordi ed emozioni di cui avete persino perduto la memoria? I neuroscienziati hanno anche scoperto che quando siamo online, raggiungiamo uno stadio mentale simile al sogno a occhi aperti (day dreaming ed eyes wide shut: Kubrick aveva capito tutto!).
Non è un caso che la quasi totalità delle fake news ci arrivino proprio online (esclusi i titoli di Libero…). Quello che davvero conta per una notizia è l’intensita del coinvolgimento, non i fatti.
Dei fatti reali non sapete davvero nulla, tanti sono i rimbalzi e le manomissioni che un singolo fatto subirà prima di arrivare a voi. Conseguenza diretta di questo è la fine dell’illusione di agire seguendo la propria ragione. Come hanno capito da decenni gli esperti di marketing ciò che conta nelle nostre decisioni è l’emozione. E’ questa che ci fa spasmodicamente cercare a posteriori una giustificazione logica alle nostre azioni o alle nostre credenze. A dominare davvero la nostra epoca online non sono altro che il fantastico e una narrazione credibile che superi la realtà dei fatti spesso deludente (in quanti hanno voluto credere alle favole renziane o a quelle berlusconiane precedenti?).
Secondo la giornalista Claire Wardle, che lavora per First Draft News, non-profit dedicata alle sfide che l’era digitale pone in termini di fiducia e veridicità, sostiene che oggi l’informazione classica non esista più, sostituita da due entità: la disinformazione e la misinformazione. La prima è la deliberata creazione di notizie false per scopi politici o commerciali, la seconda è la diffusione involontaria di informazioni false (diffondete!! Massima importanza!!).
Oggi nessuno di noi entra mai a contatto direttamente con un fatto originale, a meno che non gli accada in prima persona. Anche voi in questo momento siete indotti a credere a ciò che avete letto finora. Credete alle sirene?