La giacca nera che cade sulle spalle a cruccia, le mani concentrate sul microfono da stringere e il discorso che si ripete da anni in testa pronunciato a braccio. Italia 5 stelle per Luigi Di Maio è stato il battesimo del bagno di folla mentre Beppe Grillo gli teneva la mano. Lo aveva già provato decine di volte: una fra tutte dal palco del Circo Massimo a Roma nel 2014 quando tutti lo sentirono e pensarono “ecco, questo studia da leader”. Più che studiare, Di Maio era già in corsa, concentrato sulla strategia migliore per avere il via libera dall’alto. Isolato come chi vuole la cima, ha una compagna che fa la differenza: Silvia Virgulti, l’esperta di comunicazione che se l’è preso sottobraccio e lo ha salvato da ogni tempesta e dopo ogni passo falso. C’era anche in questi giorni, nascosta dietro le quinte per limare il discorso e prepararlo ad ogni uscita.
Il passaggio di consegne ha più incognite che certezze. Lui ci prova: a presentarsi come il padre che vuole aiutare l’Italia a fare il mediatore tra le diverse anime. Vuole essere il volto rassicurante e istituzionale del Movimento, mentre dentro di sé brucia quando vede il ribelle Di Battista che fa commuovere la piazza con tre frasi in croce. Grandi le incognite sui contenuti: ha un programma da presentare, ma se peccherà di concretezza sarà destinato a non farcela. Le insidie sono dietro le sue spalle, in quella fila di parlamentari che lo applaudono ora mentre piovono i coriandoli, ma che aspettano in silenzio di assistere alle prime cadute. Non tutti certo, mica il mondo è solo di iene, ma le squadre che si preparano a perdere più che a vincere non sono mai abbastanza compatte per i periodi bui. La piazza lo applaude, si lascia scappare anche un coretto “Luigi, Luigi”, ma il desiderio di stringergli le mani non sarà esaudito: Di Maio parla dal palco, incontra la stampa estera e non va oltre un piccolo tour tra gli stand. È già l’uomo delle istituzioni che sogna di guidare un movimento nato per odiarle. Lui cita Olivetti per dire che le utopie non esistono e basta la volontà. La folla spera che almeno lui ci creda.