"Non solo Brunetta anche Berlusconi mi ha offerto la candidatura. Ma credo che alla fine sarò candidato alle elezioni per la Lega" dice il fondatore del Carroccio, intervistato dalla Stampa alla prima uscita pubblica dopo lo schiaffo di Pontida
Umberto Bossi candidato con un partito diverso dalla Lega? Fino a qualche mese fa sarebbe stata un’ipotesi inverosimile. Adesso è una opzione che arriva direttamente dalla voce del Senatùr. “Non lo dice mica solo Brunetta. Me l’ha detto anche Berlusconi: se vuoi, in lista ti ci metto io“, dice il fondatore della Lega, intervistato dalla Stampa alla prima uscita pubblica dopo lo schiaffo di Pontida. All’adunata del Carroccio, da lui inventata nell’ormai lontano 1990, Matteo Salvini non l’ha fatto neanche salire sul palco. Un segnale forte a pochi giorni dal sequestro preventivo dei conti del partito, dopo la condanna in primo grado subita proprio dal Senatùr per truffa ai danni dello Stato. “Un chiaro invito ad andare dalla Lega”, era stato lo sfogo a caldo dell’ormai ex leader del Carroccio, emarginato dall’evento principale del partito.
Con il quotidiano di Torino, invece, il politico di Cassano Magnago si mostra più riflessivo. “Per adesso resto, poi si vedrà”, dice Bossi rivelando che “di certo Berlusconi l’offerta di candidarmi l’ha fatta. Ma credo che alla fine sarò candidato alle elezioni per la Lega”. L’ex ministro rimane poi uno sponsor dell’alleanza con Forza Italia. “Nel centrodestra – dice – credo che si troverà l’accordo. Mi fido di Berlusconi, e non dimentico quello che ha fatto. Anche per la Lega”.
Per Bossi, però, è il referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto del prossimo 22 ottobre ad essere più importante. “Il referendum è così decisivo che tutto il resto passa in second’ordine. Prima vinciamolo, l’importante è questo”. A cosa serve? “Per dimostrare a Roma che la Lombardia non ne può più. E per salvare la nostra economia. Solo l’anno scorso qui hanno chiuso 100 mila aziende. O teniamo i soldi dei lombardi in Lombardia e dei veneti in Veneto o si rischia che la crisi economica diventi una crisi sociale”.