Forse ai più attenti non saranno sfuggite due presenze di gran peso, seppur fuori dal coro, al recente Salone di Francoforte: Google e Facebook. E’ ormai da tempo che questi colossi della comunicazione online stanno approcciando con intensità crescente il mondo delle quattro ruote. Cosa cercano, cosa offrono? Le risposte sono molte ma, di fondo, è l’accelerazione crescente verso la digitalizzazione dell’automobile che rende ai loro occhi sempre più appetibile questo comparto, visto che inizia a parlare sostanzialmente la stessa lingua.

In parole povere: finché l’auto è rimasta un mezzo fine a sé stesso, da guidare manualmente o dove trascorrere del tempo come passeggeri “isolati” dal mondo esterno – com’è stato solo fino a qualche anno addietro –, è evidente che a Facebook & Co. poco è importato di essa. Ma l’oggetto più complesso e connesso in cui l’auto si sta evolvendo, diventa invece centrale per i loro interessi: gli utenti di FB, ad esempio, avranno molto più tempo per navigare ed interagire con altri durante la permanenza nel veicolo non appena sarà disponibile la guida autonoma.

Non si tratta però solo di interesse negli utenti, ma anche di un potenziale di business non indifferente con gli stessi costruttori di veicoli. Tecnologia digitale, strategie di marketing, interazione con fornitori digitali, comunicazione con i nuovi partner dell’auto connessa ed “elettronica”: tutto questo enorme pacchetto di conoscenze è quello che FB e Google intendono vendere ai costruttori. L’interesse è reciproco, poiché le Case stesse devono poter contare su conoscenze e tecnologie di questa parte dell’industria mediatica. Difatti, se i giganti dell’hi-tech hanno presenziato in forze a Francoforte, è altrettanto vero che in occasione di rassegne specializzate in tecnologia – per primo, il prestigioso CES di Las Vegas – sono sempre di più le marche automobilistiche presenti.

Sul piatto della convergenza passano gli scenari più vari e suggestivi. Dal lato dei consumatori, ad esempio, l’evoluzione dello smartphone permetterà un’integrazione sempre più fitta con i sistemi di bordo per garantire ulteriori frontiere nell’intrattenimento. Sul piano strategico-tecnico, invece, l’industria hi-tech ha da offrire la tecnologia di auto-apprendimento necessaria alla guida autonoma, così come connessioni tra infrastrutture e veicoli, digitalizzazione capillare e 3D del territorio con aggiornamenti in tempo reale, protezione da intrusioni e violazioni elettroniche, per finire con la connettività a più ampia banda (prossima tappa, il 5G) per scambiare masse di dati sempre più ingenti in un futuro molto prossimo. Insomma: l’auto non è più sola e, nel famoso “internet delle cose”, rischia di diventare proprio l’elemento principale dell’estensione della rete web agli oggetti del nostro mondo quotidiano.

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