Per questa tipologia di prodotti tv in serie a fare la differenza non è mai uno script o una regia particolare, bensì la presenza di figure attoriali o di mitologie letterarie/culturali che vengono riportate su grande schermo. E Morandi, memore di piccoli gioielli come i film musicali anni sessanta che interpretava per lanciare le sue hit sa come fare il corrucciato e l’impegnato, il simpatico e il buono, senza rendere pesante l’ipocrisia della finzione di cartapesta che soggiace a questo genere di operazioni
Uno su mille ce la fa sempre. Gianni Morandi vince la sfida con Fabio Fazio senza nemmeno fare troppa fatica. La prima puntata della fiction L’isola di Pietro, andata in onda su Canale 5, dal suo inizio alle 21.30, fino all’ultimo fotogramma all’incirca delle 23.20 ha raccolto 20.15% di share e 4.637.000 spettatori, mentre Che tempo che fa nelle stesse due ore ha registrato il 18.57% di share con 4.272.000 spettatori. Nulla di più facile per uno dei re dei social italiani, che in nemmeno dieci ore dopo aver postato in piena domenica un video qualunque su Facebook ha totalizzato oltre 16mila like.
Settantatre anni, cinquanta album, un ritmo costante da maratoneta, Morandi è tornato con L’isola di Pietro al format della fiction dopo quasi 20 anni da La Forza dell’amore. Sei puntate dirette da Umberto Carteni (niente male i due film da regista Diverso da chi? e Studio Illegale) per una specie di giallo con forze dell’ordine più corsia d’ospedale. Morandi è Pietro, un pediatra che esercita nel policlinico tutto blu di Carloforte, sull’isola di San Antioco, nel sud ovest della Sardegna. Morandi/Pietro rassicura sempre tutti, sembra dare solo buone notizie, ma cova una solitudine intima e bucolica, da quando la moglie è morta e la figlia Elena (Chiara Baschetti) quindici anni prima si è trasferita a Milano diventando poi vicecommissario di polizia. Una mattina mentre fa footing col cane, Pietro sente il rumore di un’esplosione alla vecchia tonnara dove si sta svolgendo una festa di studenti delle superiori. L’uomo si getta a capofitto tra le fiamme e salva qualche ragazzo, ma qualche altro lì sotto ci muore. Elena tornerà sull’isola per verificare le condizioni del padre, e chiamata dall’amico poliziotto Alessandro, che indaga sull’esplosione che pare dolosa, scopre che la quindicenne Caterina è scappata. I due eventi si intersecano e Caterina è costretta a rimanere a Carloforte per ritrovare la ragazzina e svelare al padre il mistero per il quale è scappata dall’isola quindici anni prima.
Solite scelte fotografiche da fiction tenue e rassicurante, L’isola di Pietro richiama sia la natura del Sud – mare, palme e camiciole slacciate sul petto – alla Montalbano, sia il vecchio e caro rapporto padre/figlia che fu di Linda e il brigadiere, dove Nino Manfredi aiutava la figlia Claudia Koll a risolvere le indagini, qui schema ripetuto tra Morandi e Baschetti. Baschetti che, en passant, è modella di classe, ma che a livello di espressività fatica ad andare oltre alla dicotomia felice/arrabbiata, rendendo non proprio memorabile la tensione del segreto da mantenere che si espleterà sul finale dell’episodio.
Morandi da par suo s’industria in una performance recitativa mai esagerata con una strana crasi nella pronuncia delle ‘s’ che diventano ‘z’ dure (adezzo, ziete, rizpetto) che lo porta anni luce lontano da quella emilianità/bolognesità che aveva comunque rispettato in un bel film come Padroni di casa (2012) di Edoardo Gabriellini, dove interpretava un cantante piuttosto cinico e cattivo. Solo che per questa tipologia di prodotti tv in serie a fare la differenza non è mai uno script o una regia particolare, bensì la presenza di figure attoriali o di mitologie letterarie/culturali che vengono riportate su grande schermo. E Morandi, memore di piccoli gioielli come i film musicali anni sessanta che interpretava per lanciare le sue hit (Chimera, In ginocchio da te andrebbero rivisti, e magari su Rai 1 farebbero lo share di Fazio), sa come fare il corrucciato e l’impegnato, il simpatico e il buono, senza rendere pesante l’ipocrisia della finzione di cartapesta che soggiace a questo genere di operazioni, leggasi fiction. In attesa delle prossime sfide domenicali con Che tempo che fa, Morandi su Facebook ha postato una foto di lui e Fazio sorridenti, e una dicitura morandiana “25 settembre, battaglia tra amici” che in trenta minuti ha fatto tremila like. Noblesse oblige, ma la bordata della barca a remi di Gianni all’ammiraglia Fabio rimarrà nella storia della tv.