Il governo prima esclude le coppie omosessuali dalla Conferenza nazionale della famiglia, poi manda avanti Maria Elena Boschi per un incontro a parte con le associazioni Lgbti. La terza edizione, in programma a Roma il 28-29 settembre prossimi, riapre la questione diritti civili all’interno della maggioranza e del Partito democratico. Voluta e ottenuta dopo l’approvazione della legge sulle Unioni civili dall’ex ministro alle Politiche della famiglia Enrico Costa, ora passato con i berlusconiani, si è trasformata in un appuntamento delicato alla vigilia delle elezioni e mentre i partiti iniziano la campagna elettorale. “Siamo stati ignorati, è discriminante”, hanno denunciato le associazioni Lgbti prima di accettare il contentino del colloquio privato con la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio con deleghe alla famiglia.
La manifestazione sarà una passerella per tanti politici che tengono a far vedere il loro impegno su un tema così importante. I lavori del convegno saranno aperti dal saluto istituzionale della sindaca M5s Virginia Raggi e a seguire interverranno tutti o quasi i pezzi grossi del governo, dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ad appunto la Boschi, alla ministra all’Istruzione Valeria Fedeli e fino al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Come evidenziato dal senatore dem Sergio Lo Giudice, noto per il suo impegni sui diritti civili, l’ex ministro Costa aveva scelto di invitare alcune associazioni dei genitori di gay, lesbiche e trans, ma di escludere quelle delle famiglie con figli (ad esempio Famiglie Arcobaleno e la Rete Genitori Rainbow): “Come se le famiglie con figli non fossero esattamente il target di riferimento dell’evento”, ha denunciato il parlamentare nel suo blog sull’Huffington post. “La frittata è fatta e la conferenza – come sembra – si svolgerà negli attuali assetti, senza lasciare nessuna traccia nel Paese com’è avvenuto con i due tristi precedenti”. Per Lo Giudice però, l’incontro con la Boschi potrà servire proprio a ricordare all’esecutivo lo stato delle coppie adottive omosessuali: “Può essere un’occasione utile per ribadire l’impegno del governo nella tutela di quei ‘figli senza diritti’ a cui i tribunali italiani stanno riconoscendo il legame giuridico con entrambi i genitori dello stesso sesso anche sulla base del comma 20 della legge sulle unioni civili, ma che rimangono ancora discriminati”. Il riferimento è anche al fatto che nella legge Cirinnà sulle Unioni civili, approvata dal Parlamento l’anno scorso, è stata stralciata la parte che riguardava la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figlio del partner.
La polemica è stata sollevata appunto dalle associazioni Lgbti: “Per il governo italiano, gay e lesbiche vanno tenuti fuori dalla porta quando si discute di politiche per la famiglia”, hanno denunciato Famiglie Arcobaleno, Rete Genitori Rainbow e Agedo. Le tre realtà, infatti, sono state escluse dall’evento romano. Agedo, che riunisce genitori e amici di persone Lgbti, “è stata invitata a partecipare, ma non ad intervenire“, mentre le altre due associazioni, che rappresentano i genitori omosessuali e transessuali, “sono state ignorate”. “Rete Genitori Rainbow, in particolare, che raccoglie mamme e papà gay o trans che hanno avuto figli da precedenti relazioni, ha chiesto di aderire all’iniziativa, ma la sua richiesta è stata rifiutata“, hanno spiegato le tre organizzazioni.
Come si può vedere dal programma della due giorni, nessun intervento sarà dedicato alle famiglie non tradizionali. Welfare, armonizzazione famiglia-lavoro, educazione e fisco saranno i temi dei gruppi di lavoro. Per questo le associazioni gay hanno chiesto “ai rappresentanti delle istituzioni e del Governo più sensibili alle istanze del mondo Lgbti di intervenire per andare oltre questa esclusione, o in alternativa di disertare un appuntamento che, così congegnato, è inaccettabilmente discriminante“.
“Il governo non può farsi promotore di un evento che si rifiuta di prendere in considerazione le istanze sia delle famiglie omoparentali di nuova costituzione, cioè che hanno avuto figli all’interno della coppia omosessuale, sia delle numerose famiglie ricomposte in cui un membro della coppia omosessuale abbia avuto figli da relazione etero precedenti”, precisano Marilena Grassadonia (Famiglie Arcobaleno), Alessandra Forani e Gabriele Faccini (Rete Genitori Rainbow) e Fiorenzo Gimelli (Agedo). “Sono tutte realtà in cui sono presenti bambini e ragazzi che vanno tutelati. E questo è tanto più grave perché viene fatto a poco più di un anno dalla legge sulle Unioni civili, che da una parte ha sancito ufficialmente il riconoscimento da parte dello Stato delle unioni tra persone dello stesso sesso, ma che dall’altra ha lasciato insoluto il tema di come tutelare i figli di persone omosessuali”.
La prima Conferenza nazionale della famiglia era stata organizzata nel 2007 dall’allora ministro per le Politiche per la famiglia Rosy Bindi. Anche allora il mondo Lgbti era stato escluso e anche allora erano scoppiate polemiche. “I gay volevano essere presenti – aveva spiegato la Bindi prima della manifestazione – ma ho risposto serenamente che non li inviterò perché quella è una Conferenza sulla famiglia, che è quella dell’articolo 29, fondata sul matrimonio“. Motivo per cui era stata invitata l’Agedo, come questa volta, ma non ad esempio l’Arcigay. La seconda edizione era stata organizzata nel 2010 da Carlo Giovanardi, ai tempi sottosegretario alla presidenza del Consiglio in quota Pdl e anche in quel caso le coppie omosessuali non erano state prese in considerazione. Ora, alla vigilia dell’appuntamento elettorale, la vicenda è destinata a far discutere.