Per fortuna, non ho un account Facebook personale. Se in un momento di follia o mettessi le mie foto laggiù oppure tifassi Juve, mi auguro di essere colpito dall’asteroide del Buondì Motta.
Tuttavia, anche se mi pesa ammetterlo, su Facebook ci sono anche alcuni contenuti interessanti. Le bufale andrebbero combattute proprio dove nascono. In fondo Facebook, come tutti gli strumenti, può essere impiegato bene o male. Una delle prime persone a calarsi nel “linguaggio feisbuk” è stata una mamma cesenate, Alice Pignatti, che si è messa a smentire le bufale sui vaccini.
Non è un caso che anche alcuni scienziati abbiano aperto delle pagine di divulgazione scientifica seria: basti pensare all’esempio più famoso, il medico Roberto Burioni che informa sui vaccini, ma anche la pagina di Guido Silvestri&Andrea Cossarizza non è affatto male.
Alcuni cittadini, tra cui Riccardo Gallina, chimico organico come me, hanno aperto un gruppo Facebook chiamato “farmacie senza omeopatia” attraverso il quale hanno lanciato un’interessante petizione diretta alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin, volta a chiedere il bando dei prodotti omeopatici dalle farmacie. Questa petizione si è poi fusa con una analoga presentata da Guido Silvestri.
Ho già parlato del fatto che i cosiddetti “medicinali omeopatici” siano solo goccettine d’acqua e caramelle di zucchero. Idem sulla questione che possano essere dannosi oltre che per il portafoglio anche per la salute, in quanto ritardano le cure reali. Infine, se non tutti i medici alternativi sono antivax, i medici antivax sono prevalentemente anche omeopati.
Naturalmente, penso che ciascuno abbia il diritto di curarsi o non curarsi come meglio crede, e anche di pagare i granuli di zucchero a peso d’oro. Mettere fuori dalle farmacie i cosiddetti medicinali omeopatici non significa proibirli. Anzi: per i consumatori che ci credono potrebbe essere un vantaggio, perché li troverebbero a prezzi molto più contenuti. Dal punto di educazione alla salute, trovare preparati omeopatici in farmacia è devastante. I farmacisti sono persone molto preparate che hanno seguito un corso di studi universitario. È degradante che un professionista possa dimenticarsi di tutto quello che ha imparato per suggerire a una persona malata di curarsi tramite una superstizione di fine 1700.
Scrive una dipendente di una farmacia: “Lotto quotidianamente contro l’ignoranza delle persone riguardo queste fantomatiche terapie. Sono una vergogna per la categoria, non essendo titolare sono obbligata a darle se me le chiedono, facendomi sentire la Wanna Marchi della situazione al posto di una professionista”.
Nelle farmacie ci attenderebbe di trovare solo medicinali di provata efficacia, i quali devono essere dispensati con oculatezza, perché tutti i farmaci efficaci posso presentare anche eventuali effetti collaterali. Vedere in mezzo ai farmaci veri le caramelle di zucchero mi fa venire un nodo alla gola ogni volta che entro in una farmacia. Tuttavia, qualsiasi farmacia chiuderebbe se dovesse vendere solo i farmaci efficaci. Questi esercizi commerciali si sono trasformati in supermercati in miniatura, nei quali si trova un po’ di tutto: pannolini, cosmetici, integratori (che è bene ribadire, non sono stati sottoposti a nessuna prova di efficacia, per venderli basta indicare gli ingredienti). Lo Stato ha il dovere di tutelare e informare i cittadini nei confronti di chi li vuole ingannare. È difficile non considerare un raggiro vero e proprio il vendere qualche pasticca di zucchero a 30 euro la confezione.
Abbiamo già discusso sul fatto che un medicinale costoso aumenta significativamente la percezione che possa anche “far bene”, e in effetti l’effetto placebo può essere maggiore.
Da un altro punto di vista, la vendita in farmacia dei cosiddetti “medicinali omeopatici” potrebbe essere giustificata dal fatto che un professionista di fronte a quella che appare una condizione seria (il farmacista non può formulare diagnosi) può suggerire il ricorso al medico piuttosto che alle caramelle di zucchero. La vendita in farmacia potrebbe quindi essere vista come una forma di protezione del paziente. Non a caso, la legge italiana prevede che, per motivazioni simili, solo i medici possano prescrivere medicinali di qualsiasi tipo. Questo non significa in nessun modo che si riconosca una qualsiasi prova d’efficacia all’omeopatia e altre pratiche alternative.
Omeopatia al supermercato e via dalle farmacie quindi? Potrebbe essere un’idea, e prendendo spunto dai messaggi presenti sui pacchetti di sigarette, si potrebbe magari scrivere sopra la confezione a caratteri cubitali che siano inutili in qualsiasi condizione medica, come suggerito negli Stati Uniti. E dovrebbe essere tolta anche la rimborsabilità dell’iva tramite la fiscalità generale, tanto i venditori di medicinali omeopatici raccontano che non peserebbe sui conti dello Stato.
Al di là della petizione, se ci fosse una farmacia che di sua iniziativa spontanea mettesse autonomamente al bando medicinali omeopatici e altre stregonerie, io personalmente mi rifornirei prevalentemente da quella e non credo che sarei il solo.
Se ci sono farmacie che già attuano questa politica, vi prego di segnalarmele. Ne parlerei volentieri in un prossimo post.
(Questo post è stato scritto con la collaborazione di Guido Silvestri, Emory University)