Una cena di gala per i giornalisti stranieri al seguito del G7 di Torino. Un’occasione per illustrare le eccellenze del territorio. Peccato che di corrispondenti esteri, a seguire il vertice dedicato a Ict e industria, non ce ne siano. E, dunque, niente cena.
È naufragata ancora prima di cominciare la serata organizzata dall’Unione industriale e dalla Camera di commercio di Torino, che sarebbe dovuta essere ospitata dal Circolo soci dell’associazione degli imprenditori. “L’assenza dei rappresentanti della stampa straniera ci costringe, nostro malgrado, a cancellare l’evento“, hanno comunicato Dario Gallina e Vincenzo Ilotte, presidenti dei due enti, scusandosi per il poco preavviso e auspicando che si trovi “una futura occasione per promuovere a livello internazionale la nostra città e le nostre imprese”.
L’appello di Gallina e Ilotte non arriva senza motivo. La scorsa settimana c’erano già state polemiche per la scelta di “relegare” il G7 a Venaria, nella reggia sabauda dichiarata Patrimonio dell’umanità nel 1997 a una decina di chilometri dal centro di Torino. Per motivi di sicurezza pubblica – soprattutto dopo i fatti di piazza San Carlo nella serata della finale di Champions – la sindaca del capoluogo Chiara Appendino aveva spinto per spostare il vertice dal Lingotto a Venaria Reale. Allora, però, era scattato l’allarme perché la città sarebbe rimasta senza eventi. Allarme seguito da altre contestazioni perché la prima cittadina non sarebbe stata a Torino all’apertura dei lavori del G7 ma a Madrid, per presentare il progetto di “Torino capitale dell’arte contemporanea”.
“Avremmo dovuto paralizzare un intero quartiere per tutti quei giorni”, si è giustificata Appendino. “Sono riunioni di lavoro, la cosa importante è avere buoni risultati – le ha dato man forte il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – Sono contrario al fatto che i G7 siano eventi nei quali è importante dove si va a colazione o a pranzo”.