Il governatore del Veneto ha pubblicato oggi il contenuto della richiesta inviata anche al ministero della Salute e a quello dell'ambiente in cui chiede "poteri per la gestione della situazione in forma commissariale"
Il presidente del Veneto Luca Zaia sull’inquinamento delle acque da Pfas vuole lo stato d’emergenza. In una lettera – inviata il 19 settembre scorso e resa nota oggi – il governatore ha chiesto al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ai ministri della Salute e dell’Ambiente di poter ricevere i poteri commissariali. Dopo la vicenda vaccini, di nuovo alta tensione tra Roma e Venezia, questa volta sulla questione dei limiti nazionali delle sostanze perfluoro alchiliche. La classe di composti chimici – usati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi – ha contaminato le falde del Veneto, esponendo agli inquinanti più di 300mila persone ed è diventata motivo di scontro politico tra la regione che il 22 ottobre vota sull’autonomia, e il governo. Secondo la deputata Pd Alessia Rotta il motivo della richiesta del governatore leghista è da rintracciare negli “80 milioni di euro per fare bonifiche” stanziati e poi liberati dal ministero dell’Ambiente e per prendersi “i meriti”.
La lettera del presidente del Veneto è arrivata all’indomani del no da parte del Dipartimento Prevenzione del Ministero della Salute alla richiesta della regione di fissare i limiti nazionali per l’inquinamento di queste sostanze. Per Beatrice Lorenzin la questione è semplice: bisogna aspettare. “A dicembre – ha specificato il ministro della salute nei giorni scorsi – dovrebbe arrivare una direttiva europea che attendiamo tutti e che tenderà ad uniformare, come abbiamo chiesto, i parametri Pfas nelle acque per tutti i Paesi europei”. Ma Zaia a quanto pare vuole agire subito e nella lettera ha chiesto formalmente “la deliberazione dello Stato di Emergenza, con poteri che implicano la gestione della situazione in forma commissariale“. Il governatore nel rilanciare la richiesta di riduzione dei limiti a livello nazionale ha anche spinto per lo sblocco dei fondi statali di 80 milioni necessari alla realizzazione di nuovi acquedotti che permettano di portare acqua di buona qualità nelle zone colpite. Nella lettera, Zaia fa riferimento al “Documento di Sintesi Settembre 2016 – Giugno/Settembre 2017” sulla “Contaminazione da Sostanze Perfluoro Alchiliche”, dal quale risulta di tutta evidenza “che la situazione che si è delineata dai dati recentemente acquisiti, può essere affrontata solo con mezzi e poteri straordinari“.
“Il Veneto ha deciso di applicare i limiti più drastici al mondo”, ha scritto oggi Zaia sul suo profilo Facebook. La lettera infatti è solo il secondo capitolo del braccio di ferro tra la regione e Palazzo Chigi. Ieri, 25 settembre, il governatore ha deciso in totale autonomia di ridurre i margini di presenza delle sostanze con un provvedimento che “passerà alla Commissione Pfas, prevedendo una delibera approvata entro la prossima settimana al massimo”, ha detto. I nuovi limiti decisi dalla giunta regionale fissano a 90 nanogrammi per litro (di cui 30 di pfos) il limite di Pfas contenuti nelle acque potabili e in 300 nanogrammi per litro la presenza di sostanze a catena corta. Dopo la decisione del leone di San Marco anche il ministro dell’ambiente Galletti è intervenuto sul tema: “Se la Regione fissa dei limiti esercita le proprie competenze”. Specificando che già “ci sono 23 milioni di euro per il fiume Fratta Gorzone, 80 milioni per i Pfas che sono stati sbloccati nei giorni scorsi e 100 per il ‘collettamento’ del lago di Garda, oltre a moltissime risorse per i problemi del dissesto idrogeologico“. Per Galletti, dunque, “invece di perdersi su chi deve stabilire i limiti, che il governo ha comunque già fissato nel 2016, sarebbe meglio spendere in fretta queste risorse per i cittadini veneti, altrimenti è uno spreco”, la conclusione.
Oggi, in una nota, la deputata del Partito Democratico Alessia Rotta, ha bollato il “comportamento del presidente veneto” come “molto scorretto”. Per due anni, fa sapere la parlamentare del Veronese, “nonostante le sollecitazioni di noi parlamentari, delle comunità coinvolte e persino del ministero della Salute ha girato le spalle al problema”. “Ora che il ministero dell’Ambiente ha liberato 80 milioni di euro per fare le bonifiche – sottolinea la dem – Zaia ci si butta sopra come un falco, chiedendo poteri speciali al governo così da poterli gestire e prendersi gli eventuali meriti delle bonifiche”. Un problema che alla luce dell'”inettitudine nell’affrontare l’emergenza Pfas” mostrata dalla giunta veneta, per la deputata adesso deve essere curato dal governo. Critiche sul ritardo della regione sono state avanzate anche dal Movimento 5 stelle nei giorni scorsi, per cui “è da tre anni che chiediamo che i limiti tollerati della sostanza inquinante Pfas vengano abbassati in Veneto”. Per i consiglieri M5S Zaia fa “campagna elettorale sulla vita dei veneti” in vista del il referendum consultivo.