Malcostume accademico ce n’è e probabilmente emerge anche da queste registrazioni, ma ci tengo a dire una cosa molto importante, ossia che il sistema universitario di questo Paese sta facendo da molti anni ormai un percorso, che io credo che sia complessivamente virtuoso, di allontanamento di antiche abitudini che poi nascevano all’interno di un altro contesto di tipo universitario. Tutto ciò non è rappresentativo del sistema universitario”. A parlare nel corso della puntata di Porta a Porta di martedì, 26 settembre è Lucio D’Alessandro, invitato in studio da Bruno Vespa in qualità di presidente vicario della conferenza dei rettori. Ma D’Alessandro, che nello studio televisivo ha tanto difeso il sistema universitario italiano, con tanto di numeri e classifiche, nel corso della puntata dedicata all’inchiesta sui concorsi truccati all’Università di Firenze scattata dopo la denuncia del ricercatore Philip Laroma Jezzi è anche rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. E proprio nei giorni dello scandalo delle cattedre universitarie, a lui e ad altri tre docenti del Suor Orsola è stato notificato un avviso di chiusura delle indagini nell’ambito di un’altra inchiesta che coinvolge l’ateneo partenopeo. Ancora una volta, al centro, c’è un concorso e l’ipotesi di un posto di ricercatore da assegnare a un candidato già designato. D’Alessandro è indagato per concorso in abuso d’ufficio. Un’indagine che ha coinvolto, dunque, il vertice dell’Università presso cui, tra le altre cose, è professore a contratto anche Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione.

IL RETTORE INDAGATO – Due le vicende, legate tra loro, all’attenzione del pubblico ministero Graziella Arlomede, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino. La prima riguarda il concorso per un posto di ricercatore in Storia dell’Architettura e Storia dei Giardini presso la Facoltà di Lettere dell’Università Suor Orsola ottenuto nel 2004 da Francesco Zecchino, figlio dell’ex ministro dell’Università dei governi D’Alema e Amato Ortensio Zecchino, tra l’altro docente del Suor Orsola. I componenti della commissione Anna Giannetti, Giovanni Coppola e Alessandro Viscogliosi sono indagati anche per concorso in falso. Né l’ex ministro, né il figlio sono invece iscritti nel registro del pm. Ma come si arriva a questo punto? Dopo quella nomina la candidata esclusa, Maria Losito, ha fatto ricorso al Tar e i giudici amministrativi hanno annullato il concorso. Decisione confermata nel 2008 dal Consiglio di Stato data “l’evidente svalutazione dei titoli accademici e della prova d’esame della concorrente Maria Losito, di cui riconosceva la prevalenza”. A quel punto la commissione è stata riconvocata e, per quel posto di ricercatore, nonostante quanto stabilito da Tar e Consiglio di Stato, nominato ancora una volta il figlio dell’ex ministro. Scatta un altro ricorso, alla fine del quale si decide che dovrà essere una nuova commissione a rivalutare i titoli dei candidati.

QUEL COLLEGAMENTO CON IL CENTRO DI STUDI – Ed è a quel punto, secondo l’accusa, che D’Alessandro avrebbe avuto il ruolo di “regista”, individuando “il commissario di nomina interna nel professor Coppola”, fondatore e componente del consiglio direttivo del Centro europeo di Studi normanni di Ariano Irpino (Cesn), istituto a cui partecipano sia Francesco Zecchino, sia il padre Ortensio che dell’istituto è lui stesso fondatore oltre che presidente del cda. Un conflitto di interessi, secondo la Procura, soprattutto alla luce di come si sono svolti i fatti. Perché quando nel 2013 viene nominata la nuova commissione, è ancora una volta Francesco Zecchino a risultare vincitore, secondo il pm reiterando “la svalutazione dei titoli” dell’altra candidata.

LE PAROLE DEL RETTORE – Nella puntata di Porta a Porta il rettore D’Alessandro, ascoltando alcune registrazioni finite agli atti dell’inchiesta di Firenze aveva definito “preoccupante” quanto ascoltato in studio “perché indica un modo di narrare la vita dell’università che oggettivamente non mi sembra corrispondere alla realtà nella sua generalità”. E dopo aver ascoltato altre registrazioni e il racconto di Giulia Romano, ricercatrice di Pisa che ha denunciato presunte irregolarità in un concorso per il quale – secondo la denuncia – era già stato designato il vincitore, ha dichiarato: “Lei aveva l’idoneità di prima fascia, ma nessuno avrebbe potuto concorrere se non avesse avuto identica idoneità”. E ancora: “Il problema è la scelta del migliore. Chi stabilisce chi è il migliore? Dovrebbe essere la commissione destinata a fare questa operazione”. Anche perché, sottolineava D’Alessandro, ogni università ha una diversa tradizione di scuola, quindi è molto importante la scelta di docenti che abbiano determinate specializzazioni e che abbiano seguito studi ben precisi. Come ricordato in studio, però, se fossero confermati i fatti contestati nell’inchiesta di Firenze, si tratterebbe di concorsi indetti “ad personam”. Ma cosa ha dichiarato D’Alessandro, invece, in merito all’inchiesta di Napoli che lo coinvolge in prima persona? “L’eco mediatica della notizia mi addolora e mi sorprende – dichiara – tanto più che interviene in un momento in cui è forte il rischio che questa vicenda si confonda con fatti di natura profondamente diversa. Per quanto personalmente addolorato sono, però, assolutamente sereno circa la legittimità dei miei comportamenti e, soprattutto, nutro piena fiducia nel lavoro della magistratura”.

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