Riduzione di pena, da 15 a 10 anni e mezzo di reclusione per l’imprenditore Gennaro Mokbel. Lo ha deciso la I corte di appello di Roma a conclusione del processo di secondo grado che ha preso spunto da un presunto maxiriciclaggio di due miliardi di euro
Il 17 ottobre 2013 l’assoluzione in primo grado, oggi quel verdetto è stato confermato. Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, e Stefano Mazzitelli, già ad di Tis, sono stati dichiarati innocenti. Riduzione di pena, da 15 a 10 anni e mezzo di reclusione per l’imprenditore Gennaro Mokbel. Lo ha deciso la I corte di appello di Roma a conclusione del processo di secondo grado che ha preso spunto da un presunto maxiriciclaggio di due miliardi di euro.
La corte ha dichiarato prescritti dei reati fiscali contestati ad una serie di imputati e ridotto le pene per altri. Pietro Giordano e Vincenzo Saveriano, lo scorso 9 novembre, avevano chiesto anche la condanna degli altri top manager come Antonio Catanzariti (sei anni), Massimo Comito (sette anni), Roberto Contin (sei anni), Manlio Denaro (sette anni) e Mario Rossetti (sette anni) coinvolti nella vicenda. Scaglia era accusato di associazione a delinquere transnazionale pluriaggravata e dichiarazione fiscale infedele. Per tutti gli altri imputati le accuse andavano, a seconda delle posizioni, dall’associazione a delinquere e riciclaggio transnazionale, alla corruzione.
L’inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dai sostituti Giovanni Bombardieri e Francesca Passaniti, faceva riferimento ad una presunta frode carosello che aveva visto coinvolti gli ex vertici dirigenziali di Fastweb e Telecom Italia Sparkle. Secondo quanto scritto nell’ordinanza di arresto la truffa consisteva nel creare “ingenti poste passive di bilancio dovute alle apparenti uscite di centinaia di milioni di euro in favore di società cartiere. Le ingenti somme di denaro apparentemente spese per pagare l’Iva in favore delle cartiere consentivano a Fastweb e Tis di realizzare fondi neri per enormi valori”. Un movimento che però, “serviva solo a utilizzare liberamente il denaro incassato attraverso il pagamento dell’Iva versata dai clienti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle e che non era mai stato versato all’erario”. Ma sia in primo che in secondo grado l’ipotesi dell’accusa non è stata accolta.