Una petizione presentata alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin perché l’interruzione di gravidanza per via farmacologica sia permessa anche in ambulatorio. L’iniziativa, promossa tra gli altri da Amica e dall’Associazione Luca Coscioni, ha come prima firmataria l’ex ministra degli Esteri ed esponente dei Radicali Emma Bonino. Che, in occasione della Giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro, rilancia: “La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) ha bisogno di un tagliando, poiché molto è cambiato anche dal punto di vista scientifico dal 1978″. E rilevando come “tuttavia questo non appaia il momento giusto”, ha sottolineato la necessità di “combattere per lo meno i peggioramenti della legge, causati dai pregiudizi”.
Una “revisione” che secondo Bonino è necessaria anche alla luce degli avanzamenti delle procedure utilizzate e anche per questo motivo ha deciso di firmare la petizione per l’aborto farmacologico in ambulatorio. Proprio l’aborto farmacologico, ha rilevato la ginecologa Anna Pompili dell’Associazione medici italiani contraccezione e aborto, “è un avanzamento, ma l’Italia è l’unico Paese al mondo che per tale intervento nelle prime sette settimane impone il ricovero di 3 giorni. Ciò non ha però alcuna giustificazione scientifica e rappresenta inoltre un costo inutile. Tale intervento in regime ambulatoriale garantisce invece un maggiore accesso alle donne. Dunque, nel negarlo – ha affermato – vedo una chiara volontà di porre ostacoli alle donne e di stigmatizzare le loro decisioni”. Ciò che “fa paura – ha aggiunto – è che l’aborto possa tornare nelle mani delle donne, sottraendosi a tutele esterne”.
Ed i numeri, ha sottolineato Pompili, lo evidenziano: “In Gran Bretagna nel 2013 le ivg farmacologiche sono state il 49% del totale, in Francia il 57%, in Svizzera il 68%, in Finlandia il 93%, mentre in Italia si sono attestate sotto il 10% nel 2012-3 e intorno al 15% attualmente”. Una situazione di cui, secondo Marisa Nicchi di Sinistra Italiana, è responsabile anche il ministro della Salute Lorenzin: “La ministra si è distinta, mettendo una macchia pesante sull’azione di questo governo – ha detto – per cose inguardabili, a partire dal Fertility Day, mettendo in discussione che le donne possano decidere liberamente sulle proprie scelte riproduttive. E’ assurdo – ha concluso – negare una metodica, come quella della ivg farmacologica ambulatoriale, che la scienza considera invece sicura”.