Diritti

Aborto, petizione per l’Ivg farmacologica anche in ambulatorio. Emma Bonino: “La 194 ha bisogno di un tagliando”

L'appello alla ministra della Salute Lorenzin è stato presentato, tra gli altri, da Amica e l'Associazione Luca Coscioni. L'ex titolare del dicastero degli Esteri ed esponente dei Radicali è la prima firmataria. La ginecologa Anna Pompili: "Italia è l'unico Paese dove viene richiesto il ricovero di 3 giorni anche per l'aborto farmacologico"

Una petizione presentata alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin perché l’interruzione di gravidanza per via farmacologica sia permessa anche in ambulatorio. L’iniziativa, promossa tra gli altri da Amica e dall’Associazione Luca Coscioni, ha come prima firmataria l’ex ministra degli Esteri ed esponente dei Radicali Emma Bonino. Che, in occasione della Giornata mondiale per l’aborto libero e sicuro, rilancia: “La legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) ha bisogno di un tagliando, poiché molto è cambiato anche dal punto di vista scientifico dal 1978″. E rilevando come “tuttavia questo non appaia il momento giusto”, ha sottolineato la necessità di “combattere per lo meno i peggioramenti della legge, causati dai pregiudizi”.

Una “revisione” che secondo Bonino è necessaria anche alla luce degli avanzamenti delle procedure utilizzate e anche per questo motivo ha deciso di firmare la petizione per l’aborto farmacologico in ambulatorio. Proprio l’aborto farmacologico, ha rilevato la ginecologa Anna Pompili dell’Associazione medici italiani contraccezione e aborto, “è un avanzamento, ma l’Italia è l’unico Paese al mondo che per tale intervento nelle prime sette settimane impone il ricovero di 3 giorni. Ciò non ha però alcuna giustificazione scientifica e rappresenta inoltre un costo inutile. Tale intervento in regime ambulatoriale garantisce invece un maggiore accesso alle donne. Dunque, nel negarlo – ha affermato – vedo una chiara volontà di porre ostacoli alle donne e di stigmatizzare le loro decisioni”. Ciò che “fa paura – ha aggiunto – è che l’aborto possa tornare nelle mani delle donne, sottraendosi a tutele esterne”.

Ed i numeri, ha sottolineato Pompili, lo evidenziano: “In Gran Bretagna nel 2013 le ivg farmacologiche sono state il 49% del totale, in Francia il 57%, in Svizzera il 68%, in Finlandia il 93%, mentre in Italia si sono attestate sotto il 10% nel 2012-3 e intorno al 15% attualmente”. Una situazione di cui, secondo Marisa Nicchi di Sinistra Italiana, è responsabile anche il ministro della Salute Lorenzin: “La ministra si è distinta, mettendo una macchia pesante sull’azione di questo governo – ha detto – per cose inguardabili, a partire dal Fertility Day, mettendo in discussione che le donne possano decidere liberamente sulle proprie scelte riproduttive. E’ assurdo – ha concluso – negare una metodica, come quella della ivg farmacologica ambulatoriale, che la scienza considera invece sicura”.