A Lucca, dal 27 al 29 settembre, si festeggiano i primi 30 anni di vita del European Institute of Cultural Routes, istituzione promossa dal Consiglio d’Europa. Il 90% dei percorsi coinvolgono aree rurali, spesso dimenticate, che grazie a questo progetto hanno trovato nuova linfa. "E' turismo intelligente. Le persone non vanno più alla ricerca solo di spiaggia e ombrellone: vogliono una vacanza consapevole"
Ci sono quelli più conosciuti, come Santiago di Compostela e la via Francigena, e quelli tutti da scoprire, come quello di Sant’Olav, che unisce l’Europa del Nord, o quello delle città storiche termali. I 31 itinerari culturali proposti dall’European Institute of Cultural Routes sono un pezzo di storia condivisa e un valido esempio di cooperazione internazionale. A Lucca, dal 27 al 29 settembre, durante il VII Forum Europeo degli Itinerari Culturali, si festeggiano i primi trent’anni di vita dell’istituzione promossa dal Consiglio d’Europa. L’occasione giusta per fare il punto su questi tre decenni di attività: “Quella della fine degli anni ’80 era un’Europa che si stava costruendo sulla base di valori condivisi, come la democrazia partecipativa e l’accesso alla cultura – racconta a ilfattoquotidiano.it Stefano Dominioni, segretario esecutivo dello European Institute of Cultural Routes -, proporre gli itinerari è stato un modo per gettare un ponte tra Paesi lontani e per creare dei legami che potessero durare nel tempo”.
Ma nel frattempo non è solo l’Europa a essere cambiata. Anche molti dei suoi cittadini hanno fatto un bel salto: da turisti a viaggiatori. “Le persone non vanno più alla ricerca della spiaggia e dell’ombrellone – sottolinea -, vogliono una vacanza più consapevole, dove essere veramente protagonisti”. E Santiago di Compostela è sicuramente l’esempio più significativo: “Chi fa questo cammino entra in contatto con un luogo diverso e lo fa per scoprire se stesso, per avere una crescita a livello personale”.
Ognuno trova nel viaggio una sua ragione: religiosa, ambientale, artistica. Per questo le proposte messe in campo dall’Istituto sono variegate e cercano di abbracciare più interessi: “Possiamo suddividere gli itinerari in alcune macrocategorie – spiega Dominioni -, ci sono quelli strettamente legati al paesaggio, come Le Rotte dell’olivo, altri legati alle civiltà, come quello dei Fenici o dei Vichinghi, altri ancora ispirati alle epoche e ai personaggi storici, da Napoleone a Mozart”.
Il 90% dei percorsi coinvolgono aree rurali, spesso dimenticate, che grazie a questo progetto hanno trovato nuova linfa: “Non sono le classiche mete acchiappa-turisti, dietro ogni realtà ci sono associazioni di comunità locali che lavorano sodo per creare uno sviluppo sostenibile”. Una fatica ripagata dall’afflusso crescente di persone: “Questo fenomeno ha delle ricadute economiche importanti e degli effetti benefici sulle piccole e medie imprese”, sottolinea. E anche le istituzioni sembrano essersene accorte: “Negli ultimi cinque anni i nostri itinerari hanno ricevuto più di 15 milioni di euro di finanziamenti e anche le amministrazioni locali stanno mettendo in campo delle politiche intelligenti – ammette -, tra le varie località non c’è più competizione per attrarre i turisti, ma una visione condivisa per creare una forma di turismo intelligente”.
La valutazione dei progetti viene fatta in base ai criteri del Consiglio d’Europa, primo su tutti l’individuazione di una tematica di valore europeo: “Ogni itinerario deve coinvolgere in un partenariato almeno tre nazioni, essere in grado di valorizzare la storia europea in chiave contemporanea e costituire un esempio di cittadinanza europea attiva”, spiega Eleonora Berti, coordinatrice dei progetti dello European Institute of Cultural Routes. Si assiste così a un dialogo tra le reti associative presenti sui vari territori: “Le persone che partecipano al progetto non parlano la stessa lingua e hanno background diversi, ma in virtù di queste esperienze trovano sempre un modo per comunicare”, sottolinea. Un contributo importante in un panorama complesso come quello di oggi: “Il nostro obiettivo è quello di creare un vero e proprio effetto domino, facendo in modo che ogni itinerario sia legato a un altro – conclude -, in questo modo viene voglia di viaggiare ancora e ancora”.