ALIBI.COM di Philippe Lacheau. Con Philippe Lacheau, Elodie Fontain, Julien Arruti. Francia 2017. Durata 85’. Voto 3/5 (DT)
Una piccola bugia fa meno male della verità. Così si presenta la Alibi.com, un’agenzia composta da tre baldi giovanotti parigini che supporta le scuse di mariti traditori, o capifamiglia che si vogliono godere una partita allo stadio senza essere redarguiti, allestendo vere e proprie messe in scena di finte riunioni, trasferte di lavoro, incidenti stradali, con tanto di scenette recitate, false carte di credito e finte videochiamate. Tutto va a gonfie vele fino a quando involontariamente Gregory, il biondo capo agenzia, rischia di uccidere il cagnetto della bella Flo che altri non è che la figlia di un suo cliente che sta per scappare con l’amante in una spiaggia del Sud. I due si piacciono, piazzano un paio di gag sessuali sfrontate e azzeccate, poi l’incontro con i familiari di lei sarà devastante. Rocambolesca commedia demenziale che mescola attualità tematica (sessualità), lieve presa in giro del cinema d’essai (al MacMahon di Parigi danno i film di Van Damme), e chiari riferimenti ai mondi deformati dei fratelli Farrelly (le gag col povero cagnetto arrivano da Tutti pazzi per mary, come qualche macchia di sperma rimasta su fazzoletti e vestiti).
La scrittura è orientata su una concitata stupidità diffusa, ma c’è anche una qualche magica mistura tra trash e politicamente scorretto che per almeno trenta minuti non fa mai smettere di ridere. Poi il film si riassesta nell’hotel di lusso dove si incrociano coppie, clienti e titolari dell’agenzia, ricalcando le forme di una pochade alla Sergio Martino; infine il filo della trama si riannoda per una coda non proprio memorabile. Campione d’incassi in Francia con 24 milioni di euro, Alibi.com ha il pregio contenutistico di prendere di petto generiche debolezze socio-cuturali senza prepotenza e moralismi, come di costruire gag con un proseguo di azione/dialogo oltre l’apice della battuta. Espediente curioso che conferisce ritmo altissimo alla raffica di sciocchezze da cui è difficile staccarsi.