Renato Chisso, l’ex assessore ai Trasporti della Regione Veneto, è stato uno dei simboli dello scandalo Mose, esploso tre anni fa con raffiche di arresti. Anche lui era finito in galera, ha patteggiato due anni e sei mesi, ha scontato la pena. Inoltre la Corte dei Conti lo ha condannato a un maxi-risarcimento di oltre 5 milioni di euro. Adesso, che da libero cittadino ha rimesso la testa nel mondo, con qualche apparizione pubblica in appuntamenti del centrodestra veneto, è scoppiato il putiferio. Della serie, a volte ritornano. A volte ritornano anche gli impresentabili, ovvero persone condannate per reati di corruzione.
La prima a gettare il sasso nello stagno è stato l’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan (ex Alleanza Nazionale) che ha scritto al commissario regionale veneto, il bresciano Adriano Paroli, e al capogruppo di Forza Italia alla Camera, il veneziano Renato Brunetta. Ha posto un aut-aut. Se Chisso non la smette di partecipare a incontri più o meno ufficialmente targati Forza Italia, alias Casa delle Libertà, l’assessore bassanese lascia il partito.
Chisso è stato segnalato a un meeting di una cooperativa, a una cena del coordinamento veneto di Forza Italia, all’inaugurazione di una tangenziale in Polesine. Infine, a un incontro nel Bassanese su tematiche di infrastrutture, un argomento che a Chisso stava (e probabilmente sta) molto a cuore. Secondo “Il Corriere del Veneto” che per primo ha riportato la notizia, in quella occasione l’ex assessore sarebbe anche stato applaudito. Ad invitarlo a Cassola (Vicenza) è stata l’ex sindaco Silvia Pasinato (Forza Italia), la quale ha confermato l’applauso, dicendo però che avrebbe accompagnato l’intervento in cui lei citava Chisso (elogiandolo) per le trascorse attività amministrative.
La presa di posizione della Donazzan è dura: “Non devo spiegare a nessuno di voi cosa rappresenti oggi Renato Chisso in Veneto. – ha scritto ai maggiorenti del partito – Lui e Giancarlo Galan (ex governatore del Veneto, ndr), nostro malgrado e nonostante una spiccata e giusta posizione garantista del nostro partito, hanno un’immagine compromessa e un pesante procedimento giudiziario a carico. Abbiamo già pagato troppo lo scotto dei loro patteggiamenti durante le ultime elezioni regionali”. E ha confessato il “disagio per chiunque andasse a chiedere il voto ai veneti per Forza Italia”. Se Chisso continua a cinguettare con Forza Italia, ha concluso Donazzan, “prenderò le decisioni conseguenti, tengo molto di più al mio onore e alla mia credibilità politica che ad una qualsiasi posizione che il partito possa darmi”. Tacciono, stranamente, i vertici di Forza Italia. Parla invece la Lega per bocca del capogruppo in Regione, Nicola Finco: “Non possiamo condividere e accettare la scelta di invitare Chisso che crea disorientamento e crea un irrigidimento politico. Politicamente non esistono dubbi, noi certe compagnie non le vogliamo”.
E Chisso? “Tranquilli, non mi candiderò. – ha dichiarato – Ma da libero cittadino penso di poter andare dove mi pare, a cominciare da convegni ed eventi pubblici dove si parla di argomenti che mi interessano ancora”. Anche se poi il risultato è quello di un elefante che entra in una cristalleria.