L’autore della violenza contro il profugo eritreo picchiato il 21 settembre scorso al Tiburtino III, è il compagno della donna indagata per l’aggressione di un migrante dopo i fatti del 29 agosto in via del Frantoio, a Roma. La stessa donna che ha detto di essere stata sequestrata dagli ospiti del centro della Croce Rossa – e che poi è stata smentita – dando il via ai disordini che hanno visto i residenti del quartiere di periferia contro gli ospiti del centro di primissima accoglienza. L’uomo è stato identificato: 35enne romano, con precedenti, della zona e convivente di Pamela.
L’uomo poco più di una settimana fa ha colpito al volto il cittadino eritreo di 40 anni, profugo in attesa di ricollocamento, e ospite del presidio umanitario Tiburtino. Il giovane è stato avvicinato da un’auto, con a bordo 4 persone. Prima sono arrivati gli insulti – “negro”, ha raccontato la vittima – e poi un pugno in pieno viso. Una lesione tale da costargli un’operazione chirurgica qualche giorno fa, spiegano dal presidio umanitario. “Fortunatamente sta bene, e si sta riprendendo anche psicologicamente”, racconta la Croce Rossa. Anche se “attualmente il giovane continua ad essere sotto osservazione”, hanno aggiunto. Mentre in una nota ringraziano i carabinieri “per il contributo di chiarezza che sta emergendo in queste ore dalle prime indagini”. Chiarezza che porta il presidio umanitario a proseguire “con quella tranquillità che auspichiamo coinvolga tutti”.
A chiudere il cerchio sulla vicenda sono stati i carabinieri della stazione di Santa Maria del Soccorso. L’aggressore, già riconosciuto in foto dalla vittima, è stato denunciato a piede libero per lesioni personali aggravate e con l’ulteriore circostanza aggravante della discriminazione razziale. Ma le indagini proseguono perché restano da identificare ancora le altre persone che accompagnavano l’uomo durante l’aggressione che secondo una prima ricostruzione erano 3. Qualche giorno fa, la signora Pamela, 40 anni, è stata anche arrestata dai carabinieri per un’accusa di furto.