Questa mattina gli agenti sono entrati nel Centro delle Telecomunicazioni del governo catalano: rimarranno fino a lunedì per fermare la consultazione. Il numero 2 di Barcellona: "Attacco alla democrazia". Cresce la tensione in vista di domenica: 163 seggi occupati, manifestazioni anche contro l'indipendenza
Cresce la tensione in Catalogna alla vigilia del voto per l’indipendenza definito “illegale” da Madrid. Gli agenti della guardia civil spagnola sono entrati nel centro di telecomunicazioni e informazione della Generalitat della Catalogna e hanno bloccato il voto elettronico o qualsiasi servizio informatico che possa essere utilizzato per partecipare al referendum. Madrid riferisce, come riporta La Vanguardia, che gli agenti rimarranno nel centro fino a lunedì e quindi “di fatto il referendum è annullato“. Per il governo catalano invece, parola del consigliere della presidenza, Jordi Turull, “si voterà, siamo pronti a contare e se necessario ricontare i voti”. È in corso “un attacco alla democrazia senza precedenti nell’Europa moderna” da parte dello Stato spagnolo, scrive su Twitter il vice presidente Oriol Junqueras. Intanto continuano le occupazioni dei seggi nelle scuole, dove i genitori hanno organizzato delle feste per i loro figli. In totale sono 163 gli edifici che risultano occupati nella mattinata. Ci sono però anche migliaia di manifestanti scesi in strada a Barcellona, Madrid e altre città spagnole per manifestare contro il referendum, sventolando le bandiere della Spagna.
Seggi chiusi a Madrid, alcuni occupati
Le forze di sicurezza spagnole hanno verificato che “la maggior parte degli edifici pubblici che dovevano essere utilizzati illegittimamente dalla Generalitat della Catalogna sono chiusi”. Lo ha reso noto il ministero dell’Interno spagnolo, specificando che “soltanto alcuni locali sono stati occupati”. Il ministero aggiunge: “E’ significativo che in alcune di queste occupazioni si stiano utilizzando minori e anziani per prevenire l’azione delle forze di sicurezza”.
Merkel chiama Rajoy
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha ricevuto la chiamata della cancelliera tedesca Angela Merkel, che ha espresso il suo sostegno e la speranza che la legge prevalga in Catalogna, in occasione del referendum. Lo comunicano a Efe fonti dell’esecutivo spagnolo.
Le indicazioni per il voto: “Resistenza pacifica” – L’Assemblea nazionale catalana, l’associazione Omnium Cultural e la piattaforma Escoles Obertes hanno convocato ai seggi alle ore 5 del mattino i cittadini che non saranno lasciati a dormire nelle scuole. “Se ci sono persone che non possono essere lì prima, è indispensabile che tutti si trovino al loro seggio alle 5 di mattina”, sottolineano. Si chiede poi di proseguire le attività di gioco e ricreative organizzate nelle scuole per mantenerle aperte. Nel caso in cui gli elettori trovino la loro scuola chiusa all’alba, devono “concentrarsi sulla porta finché non vengono lasciati entrare“, e in caso di presenza di polizia dovranno mettere in atto una “resistenza pacifica“.
Spari al seggio occupato – Inoltre, nella notte, quattro persone del Comitato di difesa del referendum sono rimaste lievemente ferite dopo che ignoti hanno sparato contro un seggio nella scuola Puig Agut con un fucile ad aria compressa. E’ successo intorno alle 22 di sabato sera a Manlleu, a 80 chilometri da Barcellona, come riporta il quotidiano La Vanguardia. La polizia catalana intanto sta indagando, ma non ci sono stati al momento arresti. Secondo quanto ha appreso l’agenzia Efe dal portavoce dei Mossos, i feriti, tra cui una donna anziana, sono stati colpiti a petto, schiena e collo. Lesioni non gravi che sono state medicate al pronto soccorso. Successivamente i quattro hanno presentato denuncia presso la stazione di polizia.
La guardia civil blocca il voto elettronico – Questa mattina gli agenti si sono presentati nel Centro delle Telecomunicazioni (Ctti) del governo catalano, dopo che un giudice ha ordinato la chiusura del sistema di raccolta dati sul referendum. La guardia civil, riferiscono alcuni testimoni, sarebbe lì per assicurare che sia rispettata la decisione arrivata dal tribunale. Ieri sera, lo stesso guidice ha ordinato a Google di bloccare la app ‘On Votar 1-Oct‘, che si trova su Google Play: l’applicazione indica dove andare a votare. Il portavoce del governo spagnolo, Inigo Mendez de Vigo, ha fatto sapere che “è stata colpita l’organizzazione del referendum illegale” e ha sottolineato che la consultazione “è stata già annullata dallo stato di diritto”.
Le scuole occupate dai genitori – Negli edifici scolastici adibiti a seggi i genitori, in compagnia dei loro figli, hanno organizzato attività ricreative per impedire l’occupazione da parte delle forze di polizia in vista del referendum. I Mossos d’Esquadra hanno controllato 1300 istituti scelti come seggi elettorali, rilevando che il 12% di questi risulta occupato. I dati sono stati comunicati a Efe dalla Prefettura. Le forze dell’ordine hanno informato gli occupanti che dovranno lasciare le strutture entro le ore 6 di domenica mattina. Il governo catalano ha previsto 6249 seggi in 2315 scuole in tutta la Catalogna, affinché possano votare in totale 5,3 milioni di persone.
Le manifestazione contro il referendum – Migliaia di persone sono scese in piazza a Madrid, Barcellona e in molte altre città spagnole, per manifestare contro l’indipendenza della Catalogna e per rivendicare l’unità della Spagna e la legittimità della Costituzione contro il separatismo. La manifestazione più partecipata è stata a Madrid, in Plaza de Cibeles, di fronte al municipio. Oltre 10mila persone hanno scandito slogan come “la Spagna unita non sarà mai sconfitta” e “Puigdemont in prigione”, sventolando le bandiere spagnole. A Barcellona circa 350 persone si sono radunate in Plaça de Sant Jaume al grido “non voteremo“. Alcuni manifestanti si sono scontrati con gruppi di indipendentisti, e la polizia ha dovuto riportare la calma. Ci sono stati cortei contro il referendum anche a Tarragona, Valencia, Saragozza, Pamplona, Siviglia, Santander, Palma e Valladolid. In tutte le città sono stati letti vari articoli della Costituzione.
Junqueras: “Se votiamo tutti, cade Rajoy” – Il vicepresidente catalano Oriol Junqueras assicura lo svolgimento del voto e attacca Madrid. Il governo catalano, ha detto, ha “soluzioni” per procedere al conteggio delle schede nonostante il blocco dei siti web ordinato dalla procura spagnola. Poi ha aggiunto: “Se votiamo tutti noi catalani” il premier spagnolo Mariano Rajoy e il Partido Popular “cadranno”. Da Barcellona arrivano attacchi anche a Bruxelles, colpevole di non avere tutelato i diritti civili in Catalogna “trascurando le proprie responsabilità”. “Pensavo che l’Ue – ha detto il presidente Carles Puigdemont – tanto coraggiosa nel fare discorsi moralizzatori in altri punti del pianeta, avrebbe detto qualcosa. Sono molto deluso“. Il presidente ha comunque chiarito che è contrario a una dichiarazione unilaterale di indipendenza: “Le decisioni devono essere concordate, non si rovini tutto dopo il voto”, ha detto al quotidiano Ara. Puigdemont ha inoltre invitato i catalani a evitare gli scontri e la violenza: “Sarebbe paradossale, se non sospetto, se ora che ci sono più poliziotti che mai in Catalogna si scatenasse la violenza”.
Assange: “Prima guerra mondiale del web” – Madrid ha deciso anche di oscurare i siti pro-autonomia: una decisione che per il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, dà il via alla “prima guerra mondiale del web”. “E’ iniziata in Catalogna – ha scritto su twitter – dove popolo e autorità locali hanno utilizzato internet per organizzare il referendum e l’intelligence spagnola ha attaccato, oscurato i network di telecomunicazione, occupato i palazzi delle compagnie telefoniche, ha censurato siti e protocolli. Quello che accade è il più significativo conflitto tra il popolo e lo Stato dalla caduta del Muro di Berlino a oggi, ma con i metodi del 2017, Vpn, proxy, chat criptate per sorvegliare e censurare il web”.
Lo scontro tra Barcellona e Madrid – Il governo spagnolo manda a dire da giorni che ‘non ci sarà alcun voto’, minaccia multe salate per gli scrutatori, e per impedire la consultazione mette in campo più di 10mila agenti. Sabato sera alcuni cittadini hanno occupato pacificamente alcuni seggi per impedire che la polizia li chiuda e circa 80mila persone hanno assistito al comizio finale del leader catalano Carles Puigdemont. A meno di 24 ore dall’inizio della consultazione le posizioni restano rigide. In Catalogna l’organizzazione della consultazione è andata avanti: “Domenica si voterà” dalle 9 alle 20 nonostante l’azione “sproporzionata” del governo, ha detto il portavoce del governo catalano Jordi Turull. Il referendum è invece ritenuto illegale dal governo di Madrid ed è stato sospeso dalla Corte costituzionale.
Nella giornata di voto saranno attivi, per impedire il referendum, tutti e tre i corpi di sicurezza: i Mossos d’Esquadra (che sono la polizia regionale), la Guardia civil e la polizia nazionale. In applicazione di una decisione del Tribunale superiore di giustizia della Catalogna (Tsjc) l’utilizzo della forza da parte della polizia sarà limitato all’accompagnamento delle persone all’esterno dei locali, senza l’uso dei manganelli. Nella giornata di voto sono attese però nuove manifestazioni nel centro di Barcellona. Ieri le strade della città, come quelle di altre della Catalogna, si sono riempite di centinaia di trattori, giunti per manifestare a sostegno del referendum rispondendo alla chiamata dei sindacati agrari di tutta la regione.