L’ennesima ecatombe che giunge da Las Vegas è soltanto l’ultima strage di un impero decadente, senza etica e senz’anima. Un Paese avvinto alle lobby, in particolare quelle degli armamenti. Secondo il Sipri di Stoccolma, nel 2015 sono stati spesi 1.800 miliardi in armamenti. Quasi la metà di questa cifra è da attribuire agli Stati Uniti. Una cifra astronomica che alimenta quella macchina mostruosa che il presidente Dwight D. Eisenhower definì: “Complesso militare industriale”. Una macchina destinata a crescere sempre di più e a infrangere il sogno di un mondo pacificato.
Una violenza che non si è declinata solo all’esterno, ma anche all’interno dei propri confini. La lobby degli armamenti è talmente potente che neanche dinanzi a stragi in asili o scuole è stato possibile mitigare la vendita di pistole e di fucili d’assalto. Negli ultimi anni (svanito il “pericolo” comunista) si è innescata volutamente un’isteria di paura contro il “terrorismo”. Iniezioni di rabbia e insicurezza hanno permesso nuovi investimenti che hanno gonfiato ulteriormente l’industria degli armamenti. In realtà, i veri terroristi gli Usa li hanno in casa propria e sono coloro che si arricchiscono sempre di più seminando timori fallaci per vendere sempre più armi. Oggi, gli Stati Uniti sono un immenso Far West.
Secondo il Report archivio disarmo 2015, negli Stati Uniti le armi da fuoco causano la morte di più di 30mila persone, 20mila delle quali attribuibili a suicidi. Nel suo libro Questa non è l’America, Alan Friedman ricorda che in America circolano circa otto milioni di fucili d’assalto, complessivamente 350 milioni di armi in una popolazione di 319 milioni di abitanti. Se Obama non ha potuto intaccare lo strapotere dell’industria degli armamenti, neanche dinanzi a questa carneficina c’è da aspettarsi una presa di posizione di Donald Trump contro la facilità d’acquisto di armi negli Usa. La campagna elettorale di Trump è stata finanziata generosamente dalla National rifle association (Nra), ovvero una potentissima associazione a tutela dei detentori di armi da fuoco. Il tycoon promise persino che, una volta eletto avrebbe eliminato le gun free zone, cioè in quegli spazi pubblici come scuole, chiese e uffici in cui non è permesso portare pistole o fucili.
Dopo la strage di Las Vegas, è da prevedere che le lobby degli armamenti, per rendere più flebile l’ondata di proteste da parte di chi desidera una regolamentazione più severa sull’acquisto delle armi, gonfieranno la “fake news” che Stephen Paddock, il sessantaquattrenne colpevole dell’eccidio di Las Vegas, era legato all’Isis. Alcuni, ancora una volta tenteranno di trovare un capro espiatorio, di innescare dubbi. La realtà è che oggi in molti Stati negli Usa è possibile anche a squilibrati, fanatici e delinquenti acquistare legalmente armi micidiali come se fossero bibite gassate.
Il germe della violenza è stato un elemento costitutivo degli Usa. La nascita degli Stati Uniti è stata preceduta da un genocidio, quello degli amerindi e poi dallo sfruttamento di milioni di schiavi di colore rapiti dalla loro terra per essere sfruttati fino all’ultima goccia di sudore e di sangue. A prevalere è la stupida legge del taglione, una legge che alcuni anche in Italia vorrebbero sempre di più innestare dimenticando che però con “l’occhio per occhio” si diventa tutti ciechi. Gli Usa è un Paese accecato dalla violenza, senza più luce che sta conducendo con la sua arroganza imperialista l’intero pianeta nelle tenebre.