Lo strappo è politico, ma non avrà conseguenze sulla tenuta dell’esecutivo. È scontro all’interno della maggioranza, con MDP-Articolo 1 protagonista, sui conti pubblici, in attesa del via libera definitivo da parte del Parlamento alla relazione sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Mercoledì è previsto un doppio voto nei due rami del Parlamento. E si partirà dal Senato, dove i numeri del governo sono precari. Mdp-Articolo 1, il movimento degli ex dem legati a Pierluigi Bersani, ha scelto di non votare la relazione sul Documento di Economia e Finanza (Def). Si tratta di un voto a maggioranza semplice sulla relazione che recepisce la Nota di aggiornamento. Uno strappo che sarà, di fatto, indolore. Almeno dal punto di vista della tenuta dell’esecutivo. Il motivo? Il passaggio più delicato è un altro: il voto sulla relazione con cui lo stesso governo Gentiloni chiede al Parlamento (secondo quanto previsto dal nuovo articolo 81 della Costituzione) di autorizzare lo scostamento dal piano di riduzione del deficit programmato. In questo caso, servirà al contrario la maggioranza assoluta: ovvero, 161 voti a Palazzo Madama. Uno scoglio che sembrava incerto, considerate le tensioni con Mdp e il voto necessario dei 16 voti dei senatori Mdp. Numeri che, secondo quanto ha garantito Roberto Speranza, non verranno però meno: “Voteremo sì in questo caso perché senza quel voto scatterebbero le clausole di salvaguardia e gli italiani avrebbero un danno enorme dall’aumento dell’Iva che colpirebbe soprattutto i ceti sociali più deboli che invece noi vogliamo difendere”, si è giustificato il coordinatore nazionale di Mdp-Articolo 1. Una scelta che finirà però anche per garantire e blindare i numeri dell’esecutivo al Senato, al di là delle tensioni interne. Tutto mentre, al contrario, il Pd si prepara a cambiare la legge elettorale con Berlusconi e Salvini. Ma senza l’apporto della stessa Mdp, contraria alla nuova versione del Rosatellum. Maggioranze variabili che i bersaniani contestano. Lo strappo politico, quindi, resta. Tanto che lo stesso Speranza ha chiarito: “Non mi sento più politicamente in maggioranza, ma spero ancora che il governo cambi rotta. La relazione di oggi di Padoan è stata insufficiente”. Parole alle quali è seguito poco dopo l’annuncio delle dimissioni del viceministro dell’Interno Filippo Bubbico (Articolo1-Mdp) dall’incarico di governo