Secondo il rapporto della commissaria per la Concorrenza Margrethe Vestager, tre quarti dei profitti del colosso dell'e-commerce in Europa non sono stati tassati. La società di Seattle: "Nessun trattamento speciale, valuteremo il ricorso". Oggi la Commissione ha anche deciso di aprire una procedura di infrazione nei confronti dell'Irlanda per non aver recuperato i 13 miliardi di tasse non pagate da Apple
Tre quarti dei profitti di Amazon in Europa non sono stati tassati, grazie ad un accordo stretto dal colosso dell’e-commerce con il Lussemburgo, dove la società ha la sua sede fiscale europea. L’indagine della Commissione Ue partita nell’ottobre 2014 è arrivata alla conclusione che il Granducato abbia dato ad Amazon “vantaggi fiscali non dovuti per 250 milioni di euro”. Un comportamento “illegale” perché “le ha consentito di pagare molte meno tasse di altre aziende”. Ora il Lussemburgo dovrà recuperare questi soldi dalla multinazionale di Seattle.
Il tax ruling, l’accordo fiscale, fu siglato nel 2003 e poi prolungato nel 2011. In questo modo “è stato concesso ad Amazon di pagare quattro volte meno imposte rispetto ad altre imprese locali soggette alle stesse regole”, ha spiegato la commissaria Ue per la Concorrenza Margrethe Vestager, sottolineando come ciò vada contro “le norme Ue sugli aiuti di Stato“. Grazie al tax ruling la società guidata da Jeff Bezos ha potuto spostare la grande maggioranza dei suoi profitti da un gruppo soggetto alla tassazione lussemburghese (Amazon EU) a una società non soggetta ad alcuna tassazione (Amazon Europe Holding Technologies). L’accordo ha appoggiato il pagamento di una royalty da Amazon EU ad Amazon Europe Holding Technologies, che ha significativamente ridotto i profitti tassabili. Secondo la Commissione, il pagamento della royalty non rifletteva “la realtà economica del mercato“.
Il caso ricorda quello che ha coinvolto Apple e l’Irlanda e che aveva fatto scalpore per la cifra chiesta dall’Ue: nell’agosto 2016 l’Antitrust europea ha deciso che l’azienda di Cupertino doveva versare 13 miliardi di euro di tasse non pagate nelle casse irlandesi. Il Paese, come il Lussemburgo con Amazon, aveva concesso al gruppo benefici fiscali illegali che, in base alle regole comunitarie, rappresentano indebiti aiuti di Stato. Proprio oggi, in concomitanza con la decisione sul Granducato, la Commissione Ue ha deciso di aprire una procedura di infrazione nei confronti di Dublino per non aver recuperato i 13 miliardi da Apple entro il 3 gennaio 2017, cioè 4 mesi dopo la notifica. L’Irlanda aveva fatto appello alla Corte di Giustizia contro la decisione della Commissione, ma questo non sospende l’obbligo per lo Stato di recuperare l’aiuto. Accordi come quelli stretti da Lussemburgo e Dublino con Amazon e Apple permettono da un lato alle multinazionali di avere una sede nell’Unione Europea beneficiando di una tassazione più bassa di quella prevista dalle regole comunitarie e dall’altro consentono agli Stati Ue di ospitare queste maxi aziende ottenendo investimenti sul loro territorio.
Amazon ha replicato alla decisione della Commissione dicendo di non aver ricevuto “alcun trattamento speciale dal Lussemburgo” e di aver “pagato le tasse in piena conformità con la legislazione fiscale lussemburghese ed internazionale”. “Valuteremo le nostre opzioni legali, tra cui il ricorso in appello”, ha spiegato la società in una nota. Secondo il ministero delle Finanze del Granducato, invece, “Amazon non ha ricevuto aiuti di stato” perché “è stata tassata in accordo con le regole fiscali applicabili in quel momento”. Secondo il Lussemburgo, infatti, la decisione della Commissione riguarda “un periodo che risale al 2006” e “nel corso del tempo il quadro legale internazionale e lussemburghese è evoluto in modo sostanziale”.