L’ex membro Proletari armati per il comunismo è stato fermato dalla Polícia Rodoviária Federal, polizia stradale federale, durante un normale blitz. Dal 2010 è rifugiato politico nel Paese sudamericano ma recentemente si era diffusa la voce relativa ad un'imminente concessione della richiesta di estradizione presentata dall'Italia
Stava lasciando il Brasile per fuggire in Bolivia. Con quest’accusa le autorità hanno fermato l’ex terrorista Cesare Battisti. L’arresto è avvenuto nella città di Corumbà, alla frontiera tra i due Paesi sudamericani. L’ex membro Proletari armati per il comunismo è stato fermato dalla Polícia Rodoviária Federal, polizia stradale federale, durante un normale blitz. Tra i primi a esultare su Twitter, il segretario Pd Matteo Renzi: “#Battisti stava fuggendo in Bolivia. L’hanno preso. Adesso le autorità brasiliane lo restituiscano all’Italia, subito. Chiediamo #giustizia”, ha scritto.
L’ipotesi delle autorità brasiliane – ricostruita dalla versione online del quotidiano O Globo – è quindi quella della fuga. La difesa di Battisti, citata dallo stesso giornale, ha fatto sapere di non avere ancora alcuna informazione sull’arresto. Recentemente era stato proprio O Globo a raccontare di come all’interno del governo di Michel Temer ci fosse un diffuso consenso alla richiesta italiana di riesaminare la concessione della cittadinanza e procedere all’estradizione dell’ex terrorista. Secondo il giornale, il ministro degli esteri Aloysio Nunes Ferreira ha detto al presidente Temer che restituire Battisti all’Italia “sarebbe un gesto auspicabile e diplomaticamente molto importante”.
Cinquantacinque anni, ex membro dei Proletari armati per il comunismo, Battisti è stato condannato in Italia all’ergastolo per quattro omicidi: condanna emessa in contumacia e diventata definitiva nel 1993. L’ex terrorista è fuggito prima in Francia e poi in Brasile, nel 2004: qui fu arrestato nel 2007 e, a seguito dell’arresto, l’Italia ne chiese l’estradizione. Nel 2009 la Corte suprema brasiliana aveva autorizzato l’estradizione, ma si trattava di una decisione non vincolante, che lasciava l’ultima parola al capo dello Stato. L’allora presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, nel suo ultimo giorno di mandato il 31 dicembre del 2010, negò l’estradizione concedendo a Battisti lo status di rifugiato politico. Una decisione che ora può essere annullata da Temer.