Il tweet del ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, in risposta al tweet storm organizzato lo scorso 3 ottobre dalla Coalizione Stop glifosato affinché l’Italia si esprima contro il rinnovo dell’autorizzazione dell’erbicida, ha piacevolmente sorpreso tutti coloro che da anni stanno combattendo contro questa sostanza.
No alla rinnovo dell’autorizzazione europea per il Glifosate. Italia leader agricoltura sostenibile #StopGlifosato
— Maurizio Martina (@maumartina) 3 ottobre 2017
Le 45 associazioni aderenti alla Coalizione Stop glifosato e le decine di migliaia di cittadini che in questi anni hanno aderito alle varie iniziative per bandire l’erbicida, non potevano chiedere di meglio, perché finalmente un ministro italiano ha preso un impegno con parole nette e decise.
Sul glifosato mi sono espressa più volte, ma la sua storia è complessa e sempre nuovi tasselli si aggiungono. E’ di poche settimane fa la notizia che tutto il capitolo che Efsa ha dedicato all’azione tossica del preparato, è stato copiato di pari passo dai report dell’azienda Monsanto ed è quindi facile immaginare quanto affidabile sia.
La notizia, comparsa sul Guardian e poi ripresa sui principali organi di informazione, ha fatto gridare allo scandalo e messo in luce la grande debolezza delle agenzie regolatorie internazionali. Monsanto, che ha rifiutato di presentarsi ad una audizione in merito, è stata bandita dal parlamento europeo e i suoi rappresentanti, per decisione unanime di tutti i gruppi parlamentari, non possono più frequentare le istituzioni comunitarie.
Ma c’è di più, durante la decima edizione delle Giornate italiane mediche dell’ambiente (Gima) svoltasi ad Arezzo il 29-30 settembre e che aveva per tema “Ambiente come determinante della salute-materno infantile”, sono stati presentati in anteprima alcuni dei risultati a breve termine degli effetti di glifosato e roundup in corso presso l’Istituto Ramazzini. Gli studi sono stati condotti su animali da laboratorio cui sono state somministrate dosi equivalenti, ovvero uguali a quelle considerate sicure per l’uomo, dell’erbicida. Fra i risultati emersi, quelli più preoccupanti sono a carico del formulato commerciale (Roundup), sullo sviluppo della prole.
L’esposizione materna ha infatti comportato alterazioni ascrivibili all’azione di “interferenza endocrina” (aumento della distanza ano-genitale, ritardo nella comparsa dell’estro e altre ancora), si è anche confermata l’azione genotossica per alterazione dei micronuclei e danni al microbioma intestinale, che sappiamo essere di fondamentale importanza per l’omeostasi dell’organismo. Questi risultati sono una conferma di quanto già noto in letteratura e, unite al riconoscimento dei gravi danni all’ambiente acquatico ed alla forte azione di irritazione agli occhi che già la stessa Echa ha riconosciuto, sono più che sufficienti per giustificare il No dell’Italia al rinnovo della autorizzazione.
Il ministro Martina si è anche impegnato a rendere il nostro paese “leader dell’agricoltura sostenibile”. L’agricoltura è sostenibile quando preserva la qualità delle acque, la fertilità dei suoli – enorme risorsa anche per il contrasto ai cambiamenti climatici – e quando fornisce cibo senza residui chimici e con elevate qualità nutrizionali, come ha dimostrato di fare l’agricoltura biologica.
Il diritto alla salute è strettamente connesso al diritto di vivere in un ambiente sano e a disporre di un cibo salubre: il primo passo in questa direzione è proprio quello di bandire il glifosato.