Dopo le elezioni della discordia, nel paese natale dell'ex premier si incattivisce la faida tra il padre del segretario e il primo cittadino - uscito dal partito - Daniele Lorenzini. "Sparita la ditta per rifare la piazza di fronte alla sezione. Eppure in campagna elettorale...". "Irrispettosa provocazione"
A Rignano sull’Arno la faida tra il Pd di Tiziano Renzi e il sindaco Daniele Lorenzini (ex dem) si incattivisce e ci vanno di mezzo anche gli operai della ditta incaricata di rifare la piazza del Comune. L’ultimo pomo della discordia? Un manifesto affisso dal Pd nella porta di vetro della sezione del paese natale dell’ex presidente del Consiglio. Incipit sarcastico: cercasi operai per concludere la piazza del Comune. Per i renziani sarebbero scomparsi, per il sindaco si sono semplicemente spostati a realizzare un ascensore e poi torneranno per terminare i lavori. Polemica da niente, da strapaese. Fino al corpo centrale del manifesto dove il Pd locale spara a caratteri cubitali un giudizio che ha fatto infuriare il sindaco e la sua lista: “I vecchi operai sono DESAPARECIDOS dall’11 giugno”. Proprio così, a carattere cubitale e maiuscolo: DESAPARECIDOS. Termine tragico che evoca la dittatura argentina.
“Consiglio a chi mette la propria firma a tali imbarazzanti posizioni di ripensare il proprio agire politico – la risposta affidata a Facebook da Lorenzini – nonché di ripassare quanto male abbia fatto la dittatura argentina al paese sudamericano. Probabilmente capirà che si potevano usare altri sinonimi senza cadere in irrispettose provocazioni”.
Per il Pd invece il nocciolo della questione è chiaro: i lavori pubblici fervevano durante la campagna elettorale, ma eletto il sindaco gli operai sono scomparsi e il rifacimento della piazza bloccata. Desaparecidos come scomparsi, niente allusioni alla tragedia argentina. Ma nel paese nativo dell’ex premier – spiegano i rignanesi nei bar, in piazza, nei locali – non c’è più pace dopo le elezioni della discordia. Qualsiasi appiglio di polemica diventa faida. Da tre mesi.
Da quando Lorenzini, sindaco uscente, medico di base, tra i suoi pazienti anche Tiziano, il babbo di Matteo Renzi, ha vinto a sorpresa le elezioni comunali sbaragliando con una lista civica, Insieme per Rignano, il suo ex partito, il Pd. Lorenzini contro Renzi senior: da inseparabili amici ad avversari politici. “Ma cosa c’entrano gli operai. Il Pd se la rifaccia con il sindaco o con la ditta che sta eseguendo i lavori, non con i dipendenti. E poi definirli desaparecidos…”, sottolinea un ex assessore della prima giunta Lorenzini. Che parla di “astiosi manifesti e un’affannosa ricerca di refusi”.
“E’ un traditore, un don Rodrigo”, ha tuonato in campagna elettorale la candidata a sindaco del Pd Eva Uccella all’indirizzo di Lorenzini. Che nonostante i ministri accorsi a Rignano in soccorso di Uccella – da Luca Lotti a Maurizio Martina – ha perso (30% di voti contro il 50% perché, come notò sarcastico Lorenzini “nessuno di loro fa i marciapiedi”). E in sostegno al babbo e ai rignanesi perdenti, alla festa dell’Unità quest’anno si è fatto vedere anche Renzi junior. Quasi una sfida. Altro che Lorenzini. Rignano era e resta il feudo della Renzi family.