Dopo la denuncia della giovane donna l'uomo era stato fermato dai carabinieri. Il legale: “Ha subito capito il suo errore, è stata un’ingenuità, si è subito scusato e si è offerto di risarcire la ragazza". Che nonostante abbia rifiutato, grazie alla riforma del processo penale, ha visto l'assoluzione dell'imputato
Si era invaghito della ragazza e cercava un’occasione per conoscerla. Per tre volte l’ha seguita tra il dicembre 2016 e il 20 gennaio 2017, nella zona di Volvera (Torino) e dintorni. Una volta lei, 25 anni circa, stava tornando verso casa. Un’altra volta stava andando dal suo fidanzato. La terza, invece, guidava. Lui, un 39enne, la pedinava cercando di capire le sue abitudine e l’occasione per presentarsi. Così l’avvocato Piersandro Adorno, legale dell’uomo accusato di stalking e prosciolto dal tribunale di Torino il 2 ottobre, spiega il gesto commesso dal suo cliente, caso finito al centro della polemica politica.
Dopo la denuncia della giovane donna il 39enne è stato fermato dai carabinieri. “Ha subito capito il suo errore, è stata un’ingenuità, si è subito scusato e si è offerto di risarcire la ragazza – ricorda l’avvocato Adorno che sottolinea un aspetto -. Tra i due non c’è mai stato il minimo contatto”. A giugno comincia il processo abbreviato davanti al gup Rosanna La Rosa. Nel frattempo il 4 agosto entra in vigore la riforma Orlando che introduce la giustizia riparativa: in cambio di un risarcimento della persona offesa si può ottenere l’estinzione del reato e quindi uscire senza una condanna dal processo. Questa possibilità, però, vale soltanto per i casi più lievi in cui si procede dopo una denuncia e non per i reati gravi in cui si procede d’ufficio. Il caso di Torino rientra nella prima categoria: “Qui venivano contestati fatti di lieve entità, così nelle more del giudizio abbiamo depositato l’offerta”, spiega Adorno. Un’offerta da 1.500 euro, non stabilita in base a una tabella, come avviene in certi casi giudiziari, ma basata sulle possibilità economiche dell’uomo, un operaio con contratto di lavoro interinale. La donna, però, non si è costituita parte civile nel processo e quindi sono stati gli ufficiali giudiziari a presentarle l’opportunità a cui lei ha rinunciato: “Detta offerta reale non è stata accertata dalla persona offesa”, è scritto nella sentenza. Così i soldi sono rimasti alla cancelleria del tribunale, sempre a disposizione della donna, e non sono tornati sul conto dell’imputato, che ha comunque ottenuto dal giudice Rosanna La Rosa un proscioglimento e la fine della misura cautelare, il divieto di avvicinamento alla ragazza. “Tale somma è congrua rispetto ai fatti – si legge nella sentenza -. Di conseguenza deve essere emessa sentenza di non doversi procedere per essersi il reato estinto per condotte riparatorie”.
Adesso l’avvocato, a cui stranamente la sentenza citata dai politici non era stata ancora notificata, si stupisce del dibattito: “Non capisco questo clamore – afferma -. In questo caso i fatti erano veramente lievi. La norma si applica a casi di reati di lieve entità procedibile a querela, lui ha riconosciuto il suo sbaglio e ha pagato. I reati di stalking grave continuano a essere tutelati”.