Il governo e il ministro Andrea Orlando avevano promesso che sarebbero state fatte modifiche alla norma e che comunque non c’era da preoccuparsi perché lo stalking sarebbe stato considerato reato estinguibile con la giustizia riparativa “solo in pochi casi isolati”. Non solo. Chi aveva protestato era stato accusato di fare “allarmismo” e diffondere “fake news”. Oggi, dopo settimane di appelli di associazioni e sindacati, è avvenuto quello che da più parti era già stato previsto. A Torino, un imputato per stalking ha offerto 1.500 euro di risarcimento alla vittima: lei ha rifiutato il denaro, ma il tribunale ha pronunciato una sentenza di “non doversi procedere” per estinzione del reato. Il motivo? Nonostante il diniego della donna, c’è stata una “condotta riparatoria”. Si è trattata quindi di una delle prime applicazioni della riforma del processo penale entrata in vigore lo scorso 4 agosto e che era stata fortemente contestata da associazioni per i diritti delle donne e sindacati. L’uomo era accusato di avere seguito in auto “in molte occasioni” la ragazza, in varie località del circondario di Torino, fra il dicembre del 2016 e il gennaio del 2017. La somma, al rifiuto della parte lesa, è stata depositata in un libretto di deposito giudiziario, ed è stata giudicata “congrua rispetto all’entità dei fatti” dal gup. In un passaggio della sentenza viene spiegato che “il risarcimento del danno può essere riconosciuto anche in seguito a offerta reale formulata dall’imputato e non accettata dalla persona offesa, ove il giudice riconosca la congruità della somma offerta”.

L’episodio ha riaperto le polemiche sulla riforma approvata dal Parlamento l’estate scorsa e soprattutto sulle promesse di modifica al provvedimento che erano state sventolate per rimediare proprio su quanto riguardava lo stalking. “Avevamo sollecitato in ogni modo il ministro Orlando”, ha dichiarato Gabriella Carnieri Moscatelli presidente di Telefono Rosa, “perché stralciasse il reato di stalking da quanto previsto dalla riforma di procedura penale, ossia che alcuni reati possano estinguersi con il pagamento di danaro. Avevamo spiegato quanto sia inaccettabile, per una giustizia degna di questo nome che la vittima non abbia voce in capitolo nella decisione del giudice di accogliere o meno la cifra proposta dallo stalker. E avevamo, infine, chiesto di ascoltarci, in modo che potessimo raccontare cosa vuol dire subire la tortura dello stalking e in modo che potessimo spiegare quanto devastante, per le vittime, è sapere che può finire tutto con un pugno di soldi. Non siamo state ascoltate. Noi e le donne che hanno protestato con il Telefono Rosa”. Quindi l’attacco al governo e al ministro della Giustizia: “La sentenza di Torino è la prevedibile conseguenza di un Parlamento sordo e di un ministro che non ha ancora voluto porre rimedio a questo scempio. E noi, ministro Orlando, siamo veramente deluse da tanta indifferenza”.

All’attacco anche la responsabile delle politiche di genere della Cgil Loredana Taddei che ha ricordato come, solo poche settimane fa, chi contestava la legge fosse stato accusato di fare “allarmismo”: “Non è stato tradito lo spirito della legge, come sostiene la presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, è stata semplicemente applicata la legge. Non si possono fare cattive norme e poi confidare nel buon senso dei giudici”. Taddei ha anche ricordato come, ai tempi quando venne evidenziato il problema, “alcuni ministri del governo avevano allora parlato di ‘fake news’, la presidente Ferranti di ‘terrorismo psicologico’ e di ‘dichiarazioni irresponsabili senza alcun fondamento’. Il ministro Orlando a luglio aveva annunciato di essere ‘aperto a modifiche normative’ per arginare un ‘rischio molto remoto’, che remoto, come vediamo non è. E’ poi seguito un assordante silenzio, che perdura da mesi”.

Dopo il via libera alla riforma del processo penale, la portavoce di Forza Italia Mara Carfagna aveva depositato una proposta di legge proprio per “eliminare lo stalking dai reati estinguibili con la giustizia riparativa”. Oggi ha ribadito: “Ben arrivato Pd. Forza Italia ha depositato il 28 luglio alla Camera una proposta di legge, a mia prima firma, in tal senso e che è già stata assegnata alla Commissione giustizia. Non si perda altro tempo e ci si impegni univocamente. Il Pd appoggi e voti la nostra proposta, anche perché se il partito di maggioranza avesse avuto la volontà politica di farlo, la pdl sarebbe stata già approvata”. Anche i grillini rivendicano di essersi opposti alla riforma: “Avevamo ragione noi”, scrivono in una nota i deputati M5s in commissione Giustizia, “lo avevamo denunciato a luglio di quest’anno ed anche durante la discussione in commissione Giustizia. L’articolo sulla giustizia riparativa non doveva essere approvato in questo modo. All’epoca in tanti avevano minimizzato, in particolare il ministro Orlando e la stessa presidente Ferranti con diversi articoli ed interviste. Ora, tali autorevoli interpretazioni normative, sono drammaticamente sconfessate. Si dovrebbero vergognare e chiedere scusa alle vittime invece di scaricare la colpa sui giudici, è la norma e non l’interpretazione ad essere errata. Non hanno scuse, questa offesa alle vittime porta ancora la firma del Partito democratico”.

 

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