“Non appena sono entrato in carcere, a 19 anni, sono rimasto stupito dallo spreco di cibo che c’era nelle celle e nelle cucine. Mi sono domandato:ma come è possibile che anche qui, nella fascia più bassa della società, ci sia tutto questo spreco?” A parlare è Matteo, uno dei detenuti di Bollate del gruppo “Keep the Planet Green”, che con il progetto Riselda ha avviato la raccolta differenziata dei rifiuti nella casa di reclusione. “Quattromila chili di pane al mese vengono buttati via! Quattromila chili!”, spiega stupefatto il detenuto. “Poi – continua – ho incontrato Fernando, che ha inventato una macchina in grado di tracciare i rifiuti: in futuro potrebbe dare la possibilità ai cittadini di risparmiare sulla Tari”.
Fernando è brasiliano. Raccontano i suoi compagni che è nato in una favela e forse per questo è sensibile al tema dello spreco di cibo. Fernando ha chiamato Riselda, cioè con il nome di sua madre, il cassonetto raccoglitore che pesa, smista (dopo aver selezionato il materiale) e registra i rifiuti. Il successo del congegno è immediato: in 18 mesi di lavoro e con il contributo attivo di Amsa e Novamont, che hanno fornito i materiali, il tasso di raccolta differenziata fra i detenuti di Bollate ha raggiunto il 91% (anche se Amsa preferisce attestarsi su un più cauto 80%), laddove la già buona percentuale della città di Milano è al 54%.
Per ottenere questo risultato e convincere i detenuti ad adempiere a un dovere che anche i cittadini liberi fanno fatica a sostenere, si è deciso di utilizzare i premi: chi esegue correttamente la divisione dei rifiuti può ottenere una telefonata e un colloquio in più al mese. “È straordinario perché per qualsiasi richiesta, qualsiasi problema ci sia in carcere, tu devi compilare un modulo, il 393, e ora per richiedere la telefonata si scrive: per il progetto di raccolta differenziata”, dice Matteo.
Un successo per nulla scontato, raggiunto grazie a un’opera di persuasione reciproca e costante, e che sotto il coordinamento dell’operatrice Chiara Maffioletti ha portato all’apprendimento di un metodo. “Abbiamo iniziato raccogliendo dati – continua il detenuto – come la quantità di rifiuti prodotti giornalmente da un detenuto. Fernando tutte le mattine andava fra le celle a pesare la spazzatura con una bilancia da cucina. Potete immaginarvi quanto fosse amato…”.
I ragazzi di Keep the Planet Green sono evidentemente orgogliosi dei risultati raggiunti. “Ora siamo in 40 a lavorarci, fra referenti, volontari e persone che come me possono uscire e tenere i rapporti con Amsa”, continua Matteo nel suo ruolo di portavoce del gruppo, forte anche del fatto che il progetto ha portato a 16 nuovi posti di lavoro all’interno del carcere. Adesso il gruppo ha nuovi obiettivi: n primis estendere la differenziata alle altre sezioni della casa circondariale (che in tutto ospita quasi 2000 persone), quindi esportare l’esperienza in altre carceri.
Il gruppo sta anche lavorando per costituirsi in associazione, con l’appoggio del Consorzio Vialedeimille, incubatore di imprese carcerarie promosso dal comune di Milano. La speranza è quella di aprire una sede fuori dalla casa di reclusione e di riuscire a vendere il servizio all’esterno.