Lo scontro tra Madrid e Barcellona, deflagrato con il referendum per l’indipendenza di domenica scorsa, si sposta sul terreno economico. Il ministro dell’economia spagnolo Luis de Guindos ha fatto sapere che il governo Rajoy ha approvato venerdì mattina un decreto che agevola il trasferimento delle sedi sociali delle imprese dalla Catalogna ad altre parti della Spagna. Per farlo non dovranno più ottenere l’approvazione dell’assemblea degli azionisti. Secondo una nota del ministero dell’Economia, ciò varrà per tutte le imprese escluse quelle nel cui statuto sia previsto espressamente che il cda non è competente sul cambio di sede.
Madrid trasforma così in un’arma negoziale i timori degli operatori economici in vista della dichiarazione di indipendenza preannunciata dalla Generalitat. Timori rafforzati dall’allarme arrivato dal Fondo monetario internazionale: Andra Schaechter, l’economista capo missione del Fmi in Spagna, ha avvertito che “nel caso in cui si prolungassero, le tensioni politiche in Catalogna potrebbero minare la fiducia negli investimenti e nei consumi“.
L’esodo delle aziende che temono di ritrovarsi fuori dall’Unione europea, del resto, è già iniziato: giovedì il Banco Sabadell ha approvato lo spostamento del suo quartier generale ad Alicante per non uscire “nemmeno un secondo dall’Ue” e dalla vigilanza della Bce. Banco Mediolanum, controllata spagnola del gruppo italiano, ha deliberato il trasferimento da Barcellona a Valencia. Lo stesso ha fatto venerdì il cda di CaixaBank, l’istituto più grande della Generalitat. Gas Natural Fenosa, partecipata del gruppo Caixa, ha deciso invece di portare la sede a Madrid.
Anche gli amministratori di Freixenet, nota azienda produttrice di spumante Cava, dovranno decidere se dire addio alla Catalogna. Il presidente Jose Luis Bonet ha detto che una dichiarazione unilaterale di indipendenza “non è uno scherzo” e comporterà “una fuga importante di imprese che causerà un danno gravissimo”.