AMMORE E MALAVITA di Manetti Bros. Con Claudia Gerini, Carlo Buccirosso, Giampaolo Morelli. Italia 2017. Durata: 130’ Voto 2/5 (DT)
Napoli, oggi, tra le Vele di Scampia e Pozzuoli. Don Vincenzo non è morto sul serio. Dentro la bara c’è un sosia, mentre il boss si è rifugiato nella sua “Panic Room” prima di vendicarsi della gang rivale che ha tentato di ucciderlo e di fuggire con la moglie lontano dalla malavita. L’infermiera Fatima però durante la notte lo vede smadonnare in ospedale soltanto ferito per una ferita su una chiappa. A quel punto Ciro, fedelissimo sicario di Don Vincenzo, deve uccidere la ragazza testimone: ma quando i due si guardano negli occhi scoprono di non aver mai smesso d’amarsi fin da quando erano ragazzini. Così diventeranno loro i bersagli della banda di Don Vincenzo. Script farraginoso dei pur sempre spiritosi fino ad oggi Manetti Bros per un racconto interminabile in cui i punti deboli, che non permettono di far mai accelerare il ritmo sono proprio quelli legati alla disomogeneità tra testo e musica. Video musicali avulsi dalla narrazione con dialoghi cantati, coreografie con le braccia di quattro comparse mosse a destra e sinistra modello trenino di capodanno, Ammore e malavita è una miscela tra il camp di Tano da morire, il trash de L’ultimo guappo e una qualsiasi inquadratura corrucciata di Gomorra. Nel voler strafare (film sulla camorra, delle sceneggiate, dei musical) si finisce solo col motore imballato dopo venti minuti. Nemmeno l’ispirato pezzo What a feeling di Flashdance in una corsia d’ospedale supera la prova del ricordo oltre le 48 ore.