Via libera all'unanimità in direzione dove il segretario spinge per la riforma in discussione alla Camera. Il segretario sembra tendere una mano, in realtà critica Bersani: "Per raccontare quante volte hanno cambiato idea ci vorrebbe la Var"
O Rosatellum o il Consultellum, “tertium non datur”. La linea di Matteo Renzi, espressa così in direzione, diventa anche la linea del Partito Democratico che ha approvato la sua relazione all’unanimità sulla riforma elettorale. Renzi, intervenuto in direzione, ha detto di non andare “pazzo” per il tema, chiede “uno sforzo ulteriore” per una legge che serve all’Italia. Il Rosatellum per Renzi “ha elementi di forza sul Consultellum” con il Pd “baricentro di una coalizione più ampia“. L’unanimità non è solo di forma perché anche la minoranza interna, che ha parlato con lo stesso Andrea Orlando, ha spiegato di voler premiare lo sforzo. “La legge elettorale, così come si sta configurando, sarebbe un successo politico della linea per la quale mi sono battuto – dice il ministro della Giustizia – la reintroduzione del concetto di coalizione è fondamentale” anche se “dall’altra parte, se il giudizio rimane quello di legge truffa, sarà difficile trovare un dialogo. Per questo bisogna lanciare un appello a Mdp a battere un colpo”. Renzi uno sforzo sembra farlo: “Su sicurezza e lavoro dobbiamo fare una grande battaglia culturale contro i nostri avversari, che non sono quelli che se ne sono andati via di qui“.
In realtà un pensiero in più su Mdp Renzi ce l’ha: “Meno male che non c’è Giachetti – scherza – perché sennò ci potrebbe raccontare quante volte alcuni nostri amici hanno cambiato idea sulla legge elettorale… ci vorrebbe la Var“. Nel merito, infatti, il segretario dice che “chi mi ha preceduto (Bersani, ndr) sosteneva che le preferenze fossero il problema”. Mentre in questi giorni Mdp ha presentato vari emendamenti per l’introduzione delle preferenze per evitare le liste bloccate nel riparto proporzionale del Rosatellum.
Alla direzione del Pd hanno partecipato tra gli altri anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e diversi ministri: oltre a Orlando, anche Dario Franceschini e Marco Minniti. Non c’era, invece, l’altro esponente della minoranza interna, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Renzi ne ha approfittato per scaldare i muscoli in vista della campagna elettorale: “Andiamo in campagna elettorale con grinta e coraggio, a testa alta. I risultati ottenuti sono il trampolino per il futuro. Il momento è semplice: o il Pd blocca il populismo o il populismo vince solo in Italia”. Ai dirigenti democratici dice: “Non alimentate polemiche: lavoriamo per riportare il Pd al governo”. L’invito è a non rinunciare “al confronto interno, ma da qui a inserire Tafazzi nel nostro pantheon ce ne passa…”. “Sono il primo a farmi carico di questo”, dice, perché “chi non gioca con la squadra fa fare goal agli avversari”.
Il segretario del Pd si sofferma sullo stato di salute delle altre forze politiche. Intanto “i Cinquestelle vanno presi sul serio anche se sono in calo”. Quanto alla Lega Nord “gli 80 euro sono una misura straordinaria, uno strumento con cui 10 milioni di italiani hanno visto aumentare la loro capacità di spesa. La Lega e Salvini vogliono toglierli? Noi vogliamo aumentare quei soldi. Non dovremmo permettergli di dire che è una mancia elettorale”. Un breve passaggio è dedicato anche a Silvio Berlusconi che “riesce ad essere il lunedì alfiere dell’Europa, il martedì alfiere del populismo”.