Schiaffi, scariche elettriche, manganellate, multe senza averne motivo, la testa di un fermato sbattuta contro un citofono. Fino alle sevizie sessuali nei confronti di un arrestato in caserma “costretto a subire senza ragione alcuna se non razziale”. Sono alcuni degli episodi contenuti nell’atto di conclusione delle indagini della Procura di Massa Carrara sulle violenze e i presunti abusi avvenuti nelle caserme dei carabinieri della Lunigiana, tra Aulla e Licciana Nardi. Sono indagati 37 appartenenti all’Arma. Alcuni di loro a giugno furono arrestati, altri furono sottoposti ad altre misure cautelari, altri ancora sospesi dal servizio. “Gli abusi – disse allora il procuratore capo Aldo Giubilaro – erano quasi la normalità”. La notizia era stata anticipata in alcune parti dai giornali toscani.
I capi di imputazione sono 189. I reati contestati a vario titolo vanno dalle lesioni, falso in atti, abuso d’ufficio, rifiuto di denuncia, sequestro di persona, violenza sessuale, possesso di armi, coltelli per lo più trovati dalle perquisizioni nelle case degli indagati. Tra gli indagati brigadieri, marescialli, appuntati. Ma anche due ufficiali. Uno è il tenente colonnello Valerio Liberatori, dal 2016 comandante provinciale dei carabinieri di Massa (e già trasferito “a un altro incarico” ma non per l’indagine). L’altro è il capitano Saverio Cappelluti, comandante della compagnia di Pontremoli. I due ufficiali sono accusati di favoreggiamento per aver “aiutato i carabinieri indagati ad eludere le investigazioni”. Secondo la Procura, è difficile pensare che i vertici non fossero a conoscenza del modus operandi dei carabinieri della Lunigiana.
L’inchiesta è iniziata nel febbraio 2017. Uno degli elementi comuni ai vari episodi contestati ai 37 carabinieri è la presenza di vittime extracomunitarie. Tra le altre cose la Procura elenca schiaffi ad un marocchino per obbligarlo ad aprire un appartamento privato chiuso a chiave, la contravvenzione ad una donna straniera per aver guidato senza cintura di sicurezza, nonostante la cintura fosse allacciata; frasi del tipo: “Se parli ti stacco la testa”, “Ti spezzo le gambe“. Nelle carte dell’inchiesta si evidenziano anche lesioni personali e contusioni multiple per aver sbattuto la testa di un extracomunitario contro il citofono della caserma; colpi di manganello sulle mani appoggiate alle portiere delle auto durante i controlli; ma anche scariche elettriche prodotte da due storditori, per costringere uno spacciatore (sempre straniero) a rivelare dove tenesse la droga. E poi le sevizie contro un giovane marocchino in caserma, ad Aulla, “costretto a subire atti sessuali senza ragione alcuna se non razziale”.