L'iniziativa del presidente dell'associazione bancaria che scrive a Casini per chiedere ai commissari di "approfondire" l'aumento degli accantonamenti richiesti dall'Europa a garanzia dei crediti deteriorati. Girotto (M5s): "Tentativo di condizionare il nostro operato e di far passare le banche come vittime". L'Abi: "No, abbiamo mandato la lettera a istituzioni e associazioni"
Il presidente dell’Abi chiede a quello della Commissione d’inchiesta che deve indagare le banche di proteggerle. L’organismo non si è ancora mai riunito, non ha neppure un calendario ma Antonio Patuelli, senza indugi, ha scritto una lettera al Pier Ferdinando Casini che, senza aggiungere un rigo, trasmette a tutti e 40 i commissari. Lettera che il Fatto.it può anticipare. Ovvio che qualcuno aggrotti le ciglia perché Patuelli sarà in cima alla lista delle richieste di audizione dell’organismo che deve far luce sul devasto dell’industria del credito. E qui sta il secondo punto singolare dell’iniziativa: Patuelli chiede sostegno contro la decisione della Bce di alzare gli accantonamenti come garanzia sui crediti deteriorati, rivedendo i livelli stabiliti in aprile. In pratica chiede qualcosa che deve ancora accadere e sta per definizione fuori dalla cornice stessa della Commissione cui si appella.
Nella sulla lettera spiega che quella scelta non graverebbe solo sulla banche italiane, a detta del presidente della loro associazione, ma avrebbe effetti nefasti per l’intera economia. “Ci preme sottolineare la necessità che si approfondisca adeguatamente questo documento posto in consultazione ai fini di una sua radicale rivisitazione”, si legge nella lettera pubblicata dal Fatto.it. “Da una prima analisi – prosegue il presidente dell’Abi – emergono forti punti critici sia sul metodo, sia sul contenuto”. Segue breve elenco di incongruenze e doglianze per il sistema del credito italiano: l’incoerenza con le decisioni dell’Ecofin in materia, l’impatto della proliferazione di regole diverse, gli effetti sui “canali di finanziamento dell’economia reale”, soprattutto nei confronti delle pmi e “quindi sulla crescita e il livello di occupazione”. Insomma di quel rabbocco di garanzie l’Abi non vuol sapere e scrive tutto il male possibile vaticinando rovine qualora l’Italia non si faccia sentire a dovere.
Qualche commissario teme però che l’iniziativa sia in qualche modo volta a condizionarne l’operato dei commissari. “A Patuelli evidentemente non è bastata l’uscita di due settimane fa nella quale metteva in guardia i parlamentari ricordando loro che “c’è il penale” in caso non rispettassero il segreto d’ufficio”, attacca ad esempio il senatore Gianni Girotto (M5S). “Adesso forse si è reso conto di aver sbagliato approccio e ne tenta uno più malizioso che fa apparire le banche vittime anziché carnefici. Le banche hanno tutto il diritto di difendersi e chiedere alla politica di aiutarle contro quelle che loro ritengono indebite intromissioni della Bce, ma lo devono fare nei confronti della politica in generale, non certo rivolgendosi ad una commissione di inchiesta che deve esaminarle e nel caso denunciarle, non certo proteggerle”.
Riceviamo e pubblichiamo
Caro direttore,
con riferimento all’articolo di Thomas Mackinson pubblicato il 7 ottobre sul sito Ilfattoquotidiano.it ci preme sottolineare che la lettera dell’ABI è stata inviata a tutte le Autorità istituzionali – anche sovranazionali -, alle diverse associazioni del mondo imprenditoriale, ai sindacati dei lavoratori.
La lettera quindi ha visto il coinvolgimento di un’amplissima platea di destinatari. L’obiettivo è stato di sensibilizzare, tutti coloro potenzialmente interessati, a un adeguato approfondimento del recente documento posto in consultazione dalla Bce, nel suo ruolo di Autorità di vigilanza sulle banche, in cui si chiede un ulteriore innalzamento dei livelli prudenziali di accantonamento per i finanziamenti deteriorati.
Durante questi anni di crisi c’è stato un eccesso normativo, non sempre pienamente coerente con l’obiettivo finale di sostenere la crescita dell’economia italiana ed europea.
Alle vere e proprie norme si vanno aggiungendo documenti di raccomandazione e di indirizzo quali, ad esempio, le linee guida emanate dalle Autorità di vigilanza. Tali linee guida appaiono sostituire o integrare in via surrettizia le norme e sono carenti di una qualsiasi preventiva valutazione sia di come si raccordano con le normative già in vigore sia in termini di implicazioni economiche.
Appare pertanto evidente la necessità che tutti – non solo il mondo bancario – approfondiscano tale tematica anche per verificare il corretto rispetto dei ruoli istituzionali e legislativi delle diverse Autorità nonché per valutare gli effetti economici in termini di disponibilità di credito, sulla crescita e sulla occupazione.
Ringraziamo dell’attenzione.
Gianfranco Torriero
Vice direttore generale Abi