L’Italia di Gian Piero Ventura è matematicamente qualificata ai play off per accedere alla fase finale dei mondiali di calcio di Russia 2018. È una buona notizia? Ni. Perché gli spareggi erano già praticamente certi, ma sopratutto perché il traguardo minimo per la spedizione in Russia è stato raggiunto dopo la prestazione imbarazzante di Torino contro la Macedonia e solo grazie alla vittoria odierna del Belgio in Bosnia. Un regalo, insomma. Che la nazionale azzurra, triste impaurita e contestata, porta a casa ma non scarterà con gioia. Troppi, infatti, i dubbi e i problemi di una squadra apparsa senza mordente e idee nella sfida contro i modesti macedoni.
Non c’è nulla da festeggiare. Il resto è tutto un interrogativo con risposte non ottimistiche, come evidenziato dai fischi piovuti sugli azzurri a Torino e perfino dalle parole del ct, spintosi a dire che giocando in quella maniera è difficile arrivare in Russia. Perché, in fondo, cosa è l’Italia in questo momento? Scarsa qualità in fase di costruzione, dove Gagliardini e Parolo faticano a macinare gioco e, di conseguenza, gli attaccanti girano a vuoto. Ne consegue che al di là del modulo (venerdì di nuovo il 3-4-3) la squadra resta ferma e a corto di idee. Secondo Buffon, “serve una svolta” e l’Italia è ormai è “senza certezze” dopo gli schiaffi di Madrid.
Fanno ancora male, come le bordate di fischi piovute su giocatori e commissario tecnico dopo il pareggino con la Macedonia, penultima nel girone. Il pubblico non ha tollerato quell’accozzaglia di uomini gettati in campo senza alcun filo a tenerli insieme. Spaesato anche Bonucci, nonostante avesse accanto – come ai bei tempi – Chiellini e Barzagli. E c’è poi il tema dell’esperienza in campo: calciatori che giocano poco o in squadre che non fanno le coppe, scarsa profondità del gruppo quando mancano elementi di spicco (Verratti e Immobile, per esempio). Questioni che Ventura non può risolvere da qui all’eventuale playoff e nemmeno in ottica – eventualmente – di Russia 2018. Le stesse di sempre, da qualche anno a questa parte. Senza che nessuno abbia davvero mosso un dito per provare a mescolare le carte, sperando di estrarre dal mazzo quella vincente.