L'attore si racconta a Vanity Fair dopo aver pubblicato il video nel quale difende la compagna: "Quando ho visto Francesca essere sola contro tutti e farsi sempre più piccola, attaccata da ogni parte. Ogni minuto per una presunta ragione diversa: perché si era separata con neonato in braccio meritava una morte lenta e atroce, era da ardere viva, da bruciare al rogo"
Claudio Santamaria parla per la prima volta a Vanity Fair dopo aver postato il video su Instagram nel quale prende le difese della compagna Francesca Barra, vittima degli haters sui social. Un intervento che, dice, era doveroso: “Quando ho visto Francesca essere sola contro tutti e farsi sempre più piccola, attaccata da ogni parte. Ogni minuto per una presunta ragione diversa: perché si era separata con neonato in braccio meritava una morte lenta e atroce, era da ardere viva, da bruciare al rogo. Solo perché la piccola ha i capelli castani come i miei allora Francesca diventava la traditrice, il marito non più il padre della bambina. Il mio intervento è stato come dire: “Non dovete più permettervi di toccarci. Io ci sono, siamo insieme, ci difendiamo. E con noi proteggiamo i bambini. Da adulti non vi azzardate più a nominarli””.
Claudio parla della compagna ma anche e soprattutto dei figli, Renato, 11, Emma, 4, Greta, 1, che la giornalista Tv ha avuto dall’ex marito e la figlia naturale Emma, che lui ha avuto con Delfina Delettrez Fendi: “Sono parecchio turbati“, dice. Anche perché, aggiunge, a scuola devono subire frasi dei compagni come: “”Ei, qui dicono che tua madre è una troia, è vero?” “E che tua sorella non somiglia a vostro padre, ma secondo te?”. In quelle cinque ore, tra una lezione e l’altra, non possiamo sapere quante ferite, se piccole o grandi, quale dolore hanno e provano questi ragazzi”. Obiettivo dell’attore e di Francesca Barra è che chi attacca in questo modo sia perseguibile: “La diffamazione è un reato per cui nella vita reale pagheresti? – dice ancora a Lavinia Farnese – Non vedo perché online puoi invece perseverare libero. Internet è diventato uno specchio del malessere che abita in esistenze infelici, invidiose, piene di rancore”.