Le ricevute di acquisto sono state trovate dalla Guardia di finanza nella contabilità dell’associazione antimafia “Riferimenti”, presieduta da Adriana Musella oggi indagata dalla Procura di Reggio Calabria. Ma anche viaggi privati, ristoranti, taxi, oggetti in oro, stecche di sigarette per il figlio, strumenti musicali, elettrodomestici e arredi all’Ikea che, per tipologia e colore, “non corrispondevano” con quelli trovati dagli investigatori nella sede dell’associazione
Un libro di cucina e uno sulla dieta Dukan, strumenti essenziali per la lotta ai boss della ‘ndrangheta. Le ricevute di acquisto sono state trovate dalla Guardia di finanza nella contabilità dell’associazione antimafia “Riferimenti”, presieduta da Adriana Musella oggi indagata dalla Procura di Reggio Calabria. Ma anche viaggi privati, ristoranti, taxi, oggetti in oro, stecche di sigarette per il figlio, strumenti musicali, elettrodomestici e arredi all’Ikea che, per tipologia e colore, “non corrispondevano” con quelli trovati dagli investigatori nella sede dell’associazione.
Il gip Domenico Santoro ha convalidato il sequestro preventivo eseguito dalle Fiamme Giallea nei giorni scorsi su disposizione del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del sostituto Sara Amerio. L’ammontare del sequestro, inizialmente di 75mila euro, è stato ridotto a 20mila. Non perché il giudice per le indagini preliminari non abbia condiviso il lavoro della Procura. Piuttosto perché la prescrizione ha “salvato” parte dei reati dal futuro processo nonostante, secondo i pm titolari dell’inchiesta, sarebbero stati commessi da Adriana Musella, accusata di appropriazione indebita e malversazione. “Ne consegue – scrive, infatti, il gip – come non appaia concedibile il sequestro per equivalente in relazione alle varie condotte di malversazione che risultano estinte per prescrizione”. Questo, tuttavia, non ha impedito al tribunale di disporre il sequestro preventivo di un immobile a Reggio Calabria, “sino al concorrere della somma di euro 20.131,75”.
Le pieghe del provvedimento giudiziario descrivono tutte le fragilità di un mondo, quello dell’antimafia, dietro il quale i sentimenti nobili a volte lasciano il posto agli interessi privati. Eppure, “le entrate dell’associazione si ricollegano a sovvenzioni provenienti da enti pubblici”. Musella, infatti, negli ultimi anni “risulta aver percepito contributi per complessivi 219mila euro” dal Consiglio regionale della Calabria, dalla Provincia e dal Comune di Reggio e dal Comune di Verona.
Dal 2010 ad oggi, dai vari enti locali (e non solo calabresi) “Riferimenti” ha percepito circa 522mila euro, compresi anche i fondi previsti dai vari “protocolli di intesa siglati con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) sempre finalizzati alla diffusione della cultura dell’antimafia e che comprendeva al suo interno, la compartecipazione di una rete di istituti scolastici dislocati sull’intero territorio nazionale”. Ma è il risultato degli accertamenti, eseguiti dagli uomini del colonnello Flavio Urbani e del capitano Giovanni Andriani, che lascia seri dubbi sull’utilizzo di quei finanziamenti.
Dal 2010 al 2016, infatti, i conti correnti del movimento antimafia sono stati utilizzati un centinaio di volte per acquistare biglietti ferroviari e aerei (circa 12mila euro), “spese di viaggio, a prima vista non correlabili ad iniziative dell’associazione, specie perché sostenute in concomitanza con viaggi privati”. Un altro centinaio di volte per soggiorni in albergo (oltre 9mila euro) “che non appaiono correlati ad alcun episodio pubblico in cui Riferimenti sia stata coinvolta”. Pernottamenti in hotel e manifestazioni in giro per l’Italia quasi sempre con il suo ex compagno Salvatore Ulisse Di Palma (non indagato) che, in qualità di socio di Riferimenti, aveva scritto anche un libro sulla morte del padre della Musella.
Un volume acquistato dalle scuole partecipanti ai protocolli d’intesa tra il Miur e la Musella. Ma la ‘ndrangheta si combatte anche sulla neve con la “settimana bianca della Gerbera Gialla” organizzata, per tre anni di fila a Folgaria, in provincia di Trento, dove l’Azienda Turismo Altipiani ha acquistato 50 copie del libro “Vittime di mafia, nome comune di persona”. E ancora: 125 ricevute di ristorante (oltre 6mila euro “non giustificabili in relazione ad eventi o manifestazioni organizzate dall’associazione”) e 170 taxi a carico dell’associazione (3539 euro).
Prescrizione a parte, quelle ricevute fanno bella mostra di sé nel fascicolo dell’inchiesta dove trovano spazio anche spese per abbigliamento, gioielli del famoso orafo Gerardo Sacco (2462 euro), cartelle esattoriali di Equitalia, forniture per parrucchieri, fantomatici “servizi informatici” sotto la voce “registrazione vocale”, numerose spedizioni ai figli che vivevano fuori città, un acquisto in un negozio di telefonini e finanche la ricevuta di un lido a Positano e 47 pacchetti di sigarette Ms bionde (172 euro), giustificate sotto la voce “Acquisti vari per Saverio”.
Saverio, in realtà, è il figlio della Musella per il quale “sono stati individuati – scrive la Guardia di finanza – versamenti a favore per complessivi 45.957 euro”. Parte di quei soldi, però, sarebbero i “compensi” ricevuti dal giovane in qualità di “collaboratore esterno” dell’associazione della madre per la quale “risulta aver effettuato ‘rassegne stampa e servizi televisivi’. Lavori dei quali Adriana Musella dava spiegazioni nelle relazioni conclusive dei vari progetti. Peccato, però, che la Finanza ha accertato che il figlio, nei periodi di svolgimento degli stessi, si trovava in un altro luogo, impossibilitato a svolgere gli incarichi per i quali è stato pagato.
Altri 27mila euro, inoltre, sono i compensi dati all’altro figlio, Francesco. “Ha fatto dei dvd per l’associazione e ha seguito dei laboratori” si è difesa Adriana Musella durante l’interrogatorio, mentre Saverio “coordinava i progetti”. Ma “dall’analisi di alcune operazioni di bonifico effettuate” emerge la “condizione di dipendenza finanziaria” dei due ragazzi dalla madre. Ma se i figli “so’ pezzi ‘e core”, la fidanzata del figlio pure, e per questo è stata “impiegata presso l’associazione Riferimenti” e ha percepito emolumenti per 3mila euro. Anche lei è stata interrogata dalla guardia di finanza. Non prima però di essere “previamente istruita dalla Musella in ordine a quanto avrebbe dovuto riferire”.
“L’incontro con la Musella, avvenuto il giorno prima dell’escussione, – scrivono gli inquirenti – viene negato dalla donna, la quale riferisce ai militari di non vederla da anni. Solo il giorno successivo, res melius perpensa, dichiarava spontaneamente il vero, recandosi presso la caserma della Guardia di finanza per rettificare le proprie dichiarazioni. La stessa, però, non ha comunque raccontato il successivo contatto sempre con la Musella, volto a comprendere che cosa questa avesse dichiarato ai militari”. Stessa tecnica con l’amico del figlio, anche lui collaboratore di “Riferimenti”, che prima di essere interrogato riceve una telefonata dalla sua ex datrice di lavoro che gli chiede un appuntamento presentandosi non come “la presidente dell’associazione per la quale hai lavorato” ma con un generico “Sono la mamma di Saverio”. Il primo interrogatorio della Musella è costellato di “non ricordo” e “non so dire”: dai progetti a Trento (la settimana bianca di Folgaria) ai pagamenti dei telefonini passando per le forniture da parrucchiere. Il 27 luglio scorso, la Musella è di nuovo davanti ai pm ai quali aveva “professato la necessità di recuperare documentazione impegnandosi, di fatto, a depositare memoria esplicativa”. Documentazioni e memorie che i pm ancora aspettano